Roma – All’Unione europea serve una maggiore integrazione politica e più attenzione al settore manifatturiero. Sono queste, in estrema sintesi, le indicazioni su cui gli industriali italiani e tedeschi puntano per il rilancio del percorso comune. A mettere nero su bianco le varie proposte, oggi a Bolzano, sono stati il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, e il suo omologo della Bdi, Dieter Kempf. Nel documento congiunto sottoscritto dalle due organizzazioni, l’invito è a compiere “rapidamente decisi passi avanti nell’integrazione” europea, e “per ridare slancio al progetto europeo occorre ripartire da ciò che lo ha reso possibile: l’industria”.
Le proposte delle due confederazioni si articolano tanto sul fronte dell’azione interna che di quella esterna dell’Ue. Sul primo versante, si chiede innanzitutto di “dare concreta e rapida attuazione” alla “recente revisione della strategia di politica industriale” dell’Unione europea. Poi di “proseguire una stretta collaborazione in materia di Industria 4.0”, e “in particolare supportando la creazione di una rete europea dei Digital Innovation Hub”, i centri per l’innovazione che dovrebbero fungere da luogo di incontro tra gli istituti di ricerca e il mondo industriale. Proprio sulla ricerca servono “maggiori investimenti”, secondo gli industriali, convinti anche che si debba “includere stabilmente la politica di coesione all’interno di una complessiva politica industriale europea”.
Tra la richiesta di favorire i progetti volti allo sviluppo delle reti di trasporto transeuropee e quella di “investire nell’istruzione e nella formazione di capitale umano altamente qualificato”, gli industriali colgono l’occasione per sferrare un attacco, l’ennesimo arrivato in questi giorni – contro la proposta della vigilanza unica della Bce sulla gestione dei crediti deteriorati. Dopo il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani e il governo Italiano, anche gli industriali temono si dia vita ad “automatismi e regole che potrebbero avere un notevole impatto sui requisiti patrimoniali delle banche e, di conseguenza, sull’offerta di credito” alle imprese.
Ancora sul fronte interno, gli industriali chiedono “che la Commissione europea si impegni maggiormente per proteggere il Mercato Unico”, ad esempio “svolgendo un’incisiva azione di semplificazione e innovazione, evitando ed eliminando sovrapposizioni normative”, e “aumentando i controlli e le sanzioni” verso gli Stati inadempienti.
Sul versante dell’azione esterna spicca la questione Brexit. Confindustria e Bdi chiedono di “raggiungere rapidamente” una soluzione, che da un lato conservi “l’integrità del Mercato unico in base alle quattro libertà di movimento (merci, servizi, persone, capitali)”, e dall’altro mantenga “relazioni economiche le più strette possibili tra l’Unione europea e il Regno unito”.
L’obbiettivo di “incrementare gli investimenti diretti esteri” in Europa è un altro dei punti indicati nel documento, insieme con quello di “perseguire la progressiva liberalizzazione dei mercati esteri” e di “promuovere e sviluppare ulteriormente” il modello di relazioni commerciali basato sulle regole dell’Organizzazione mondiale del commercio. Parallelamente, bisogna “attuare una politica europea comune verso i Paesi dell’Africa e del Mediterraneo”. A questo proposito è “promuovendo un Piano europeo di investimenti esterni” che si potrà dare slancio allo sviluppo economico di quei territori, “coinvolgendo il settore privato” sul modello del Piano Juncker per gli investimenti strategici in Europa.
Interessati ad avere maggiori sbocchi per le loro produzioni, gli industriali pongono inevitabilmente l’accento anche sugli accordi commerciali internazionali. Le “grandi priorità” a questo proposito, indicano Confindustria e Bdi, riguardano “la conclusione ambiziosa ed equilibrata degli accordi commerciali attualmente in corso, fra cui quelli con Giappone e Mercosur”, oltre che “la ripresa del dialogo commerciale transatlantico” tra Ue e Usa, dopo che l’avvento di Donald Trump alla Casa Bianca ha di fatto stoppato i negoziati sul Ttip.