Bruxelles – Paolo Gentiloni cerca di serrare le fila dei socialisti europei e rilanciare un partito in crisi di consensi e di identità. Ci sono appuntamenti importanti, a livello europeo, primo tra tutti la nomina del prossimo presidente dell’Eurogruppo. Jeroen Dijsselbloem resterà in carica fino al 20 gennaio, e si deve trovare un successore. Il tempo limite per cercare di piazzare un socialista, magari l’italiano Pier Carlo Padoan, è il 4 dicembre. Logico dunque il vertice dei leader socialisti dell’Ue tenuto a margine del Consiglio europeo.
Gentiloni ha ricevuto nel suo studio a Bruxelles Robert Fico (Slovacchia), Antonio Costa (Portogallo), Joseph Muscat (Malta), Stefan Lofven (Svezia), Christian Kern (Austria) e Bohuslav Sobotka (Repubblica Ceca). “Abbiamo parlato di questioni politiche”, spiega il presidente del Consiglio nella conferenza stampa dopo il Summit. Il 23 febbraio ci sarà un vertice dei capi di Stato e di governo dedicato a questioni istituzionali (composizione del Parlamento Ue, lista elettorale europea, candidato unico alla presidenza della Commissione). Ma prima di questo appuntamento c’è la scadenza di dicembre, che può interessare il blocco socialista europeo e l’Italia. Padoan potrebbe aspirare al ruolo di presidente dell’Eurogruppo, e i movimenti delle ultime settimane sembrano confermare che a Roma ci sia stato fatto qualcosa di più di un pensiero. Il percorso non è facile, nonostante la stima di cui gode il ministro italiano, che tra l’altro dopo le prossime elezioni potrebbe non essere più seduto su quella poltrona. Altra difficoltà potrebbe essere nel fatto che ci sono italiani alla guida del Parlamento europeo e come Alta rappresentante per la politica estera, non dimenticando Mario Draghi alla Bce. Terzo problema è un possibile antagonista nel ministro francese Bruno Le Maire, che, nonostante le differenze di vedute sull’Eurozona con la Germania, potrebbe diventare il candidato gradito a Berlino per rafforzare l’intesa politica con la Parigi.
Il Consiglio europeo del 9 marzo scorso del resto ha previsto, nelle sue conclusioni, che “alla fine dell’anno” si sarebbe tornati a discutere di “processo, criteri ed equilibri” per le nomine di alto livello Ue. Gentiloni ricorda che “subito dopo l’elezione di Antonio Tajani a presidente del Parlamento europeo si è posta la questione del riequilibrio delle nomine” ai vertici dell’Ue, attualmente tutte ad appannaggio dei popolari. Esponenti del Ppe ricoprono le presidenze di Commissione, Parlamento e Consiglio europeo, e dunque i socialisti pretendono di confermare la poltrona dell’Eurogruppo. “Spero che il prossimo 4 dicembre, quando si deciderà la nomina la famiglia socialista e democratica faccia sentire la propria voce”, ammette Gentiloni. Auspici che si spiegano nella debolezza dei socialismi in Europa. Il numero di leader legati a questi partiti è sempre più ristretto, e destinato a ridursi.
Oggi, come detto, Gentiloni ragiona con altri sei leader, ma due di questi stanno per uscire di scena. In Austria sta per diventare cancelliere Sebastian Kurz, leader di un partito, l’Ovp, affiliato al Ppe. Mentre in Repubblica Ceca le elezioni che si terranno a breve e che con ogni probabilità saranno vinte da Andrej Babis, leader di Ano2011, legato alla famiglia dei liberali. Si rischia dunque un’alleanza socialista ancor più ridotta. Gentiloni però ci prova. C’è da stabilire anche il futuro istituzionale dell’Ue, e “penso che sia giusto che la famiglia socialista e democratica coordini le proprie posizioni in quella direzione”.