Bruxelles – La Catalogna verrà commissariata e i suoi elettori di conseguenza andranno nuovamente alle urne. Il presidente del governo spagnolo Mariano Rajoy ha confermato oggi a Bruxelles in una sala stampa stracolma la linea dura contro il presidente indipendentista catalano Carles Puigdeont, confermando di avere un accordo con i socialisti e il partito Ciudadanos per procedere sulla strada dell’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione.
Domani come annunciato si terrà il Consiglio dei ministri che avvierà la procedura, ma Rajoy non ha voluto fornire alcun dettaglio, neanche sulla presunta data delle elezioni, che secondo indiscrezioni potrebbe essere in gennaio 2018. I dettagli dei provvedimenti per il commissariamento, ha detto il premier “verranno comunicati domani dopo il Consiglio dei ministri straordinario”.
Mariano Rajoy ha detto che la situazione in Catalogna è “scandalosa” e, arrivato a questo punto, non vede alternativa al commissariamento “per ristabilire la legalità. “Siamo stati molto prudenti, abbiamo provato a fare tutto il possibile, ora dobbiamo usare uno strumento di ultima istanza”, ha dichiarato il premier, aggiungendo che “il governo non ha soltanto cercato di impedire il referendum e l’indipendenza ma anche di andare incontro alle richieste dei catalani nel passato” prima che venisse indetto il referendum. “Ma non è possibile dialogare con chi rifiuta tutto e ti mette solo davanti alla scelta di approvare o meno il referendum sull’indipendenza che va contro la costituzione, con chi pretende che tu risponda solo ‘sì'”. Secondo il premier spagnolo “i catalani hanno portato avanti la causa indipendentista in un modo pessimo, violando la legge e sapendo di farlo” e “l’articolo 155, che prevede il commissariamento, è l’ultima spiaggia. Non possiamo accettare che ci sia una parte del Paese senza legge, si deve tornare alla normalità istituzionale”.
Rajoy è convinto che in Catalogna non ci sia più democrazia e sia venuto a mancare lo stato di diritto. “Le autorità catalane violano palesemente la legge e i deputati che sono all’opposizione non possono neanche esprimere il loro parere, perché il parlamento è chiuso”, ha continuato ricordando la sospensione delle sedute di mercoledì 18 e giovedì 19. La decisione era stata presa dal governo catalano per permettere al capo dell’esecutivo regionale Carles Puigemont di capire come rispondere al secondo ultimatum di Madrid, che chiedeva di chiarire se fosse stata o meno dichiarata l’indipendenza. Secondo il primo ministro spagnolo, invece, si è trattato dell”ennesima violazione dei diritti fondamentali da quando è stato indetto il referendum”.
Il premier ha negato di essersi mai macchiato dello stesso reato di cui accusa i suoi avversari. Rispondendo alle domande dei giornalisti su una presunta violazione della libertà di espressione da parte del governo spagnolo, ha dichiarato che “sia le autorità che i cittadini catalani hanno avuto e continueranno ad avere modo di esprimersi”. E poi ancora: “La guardia Civil (che ha ferito quasi 900 persone nel tentativo di impedire il referendum del primo ottobre, ndr) ha semplicemente cercato di far rispettare la legge e gode dell’appoggio mio e di tutto il governo”.
Mariano Rajoy crede che il modo in cui ha gestito la crisi sia “normale” e in linea con i principi fondamentali europei. Per questo motivo, non è sorpreso di godere dell’appoggio degli altri Stati membri. “Vi immaginate se l’Alsazia, la Lorena o qualsiasi altro territorio europeo di punto in bianco dichiari l’indipendenza, non riconoscendo più accordi e trattati?”, ha chiesto con tono provocatorio. A questo proposito, ha sottolineato: “Un norma come quella dell’articolo 155 della nostra Costituzione è simile a quelle previste nelle carte fondamentali di molti altri paesi europei per rispondere a un grande pericolo”.
Il premier non è stupito del fatto che la Catalogna non sia stata argomento di discussione al Consiglio europeo. “Non sono io a decidere l’ordine del giorno, bensì il presidente del Consiglio Donald Tusk, ma sono d’accordo con la sua decisione”, ha detto il premier ribadendo che “la Catalogna è una questione interna alla Spagna” e augurandosi che “d’ora in poi i leader catalani si comportino più responsabilmente di come hanno fatto finora”.