Bruxelles – “Certezza della residenza, ma anche delle cure sanitarie, delle pensioni e di altri vantaggi”. E’ il passaggio chiave della lettera aperta della premier britannica Theresa May ai cittadini dell’Ue che vivono nel Regno Unito. Una lettera diffusa alla vigilia del vertice del Consiglio europeo, in cui i leader dell’Ue confermeranno che non sono stati compiuti passi avanti sufficienti per avviare la seconda fase negoziale della Brexit, quella relativa alle future relazioni bilaterali. Non sono stati trovati accordi sui diritti dei cittadini, e May ha voluto chiarire la necessità del principio di reciprocità (sempre riconosciuto anche dall’Ue) e garantire che alla fine nulla cambierà. Non entra nel merito di un progetto ancora non finalizzato e oggetto di discussione, ma garantisce che l’accordo che ha in mente “non solo garantirà la certezza della residenza, ma anche delle cure sanitarie, delle pensioni e di altri vantaggi”. Da come lo spiega la premier britannica, “significa che i cittadini dell’Ue che hanno versato contributi nel sistema britannico – e i cittadini britannici nel sistema di un paese dell’UE27 – possono trarre vantaggio da ciò che hanno versato”.
Alcuni quesiti però restano. Le pensioni valgono anche per quei cittadini Ue che dovessero decidere di non trascorrere il tempo post-lavorativo sull’isola? In quel caso, l’assegno di pensione verrà versato? La frase di May (“i cittadini dell’Ue che hanno versato contributi nel sistema britannico possono trarre vantaggio da ciò che hanno versato”) si presta all’interpretazione di una risposta affermativa, anche se un po’ vaga, e se così fosse sarebbe un passo avanti importante nelle trattative. Ne è consapevole la premier britannica, che non a caso si dice “fiduciosa che possiamo concludere le discussioni sui diritti dei cittadini nelle prossime settimane”. Se così fosse sarebbe una buona notizia, ma il motto principe dell’Ue è “niente è concordato finché non è concordato”. Si vedrà, quindi. May mostra comunque ottimismo.
Intanto, l’inquilina del civico 10 di Downing Street vuole rassicurare gli europei che vivono oltre Manica. Li ringrazia personalmente: “I cittadini dell’Ue che hanno vissuto nel Regno Unito hanno dato un grande contributo al nostro Paese”. Sgombra il campo da spiacevoli sospetti: “Alcuni ci hanno accusato di usare i cittadini Ue come merce di scambio, nulla di più lontano dalla verità”. E non nasconde che ci sia ancora molto da fare su “un piccolo numero di questioni importanti” ancora da chiudere. Cosa che richiederà “flessibilità e creatività” da entrambe le parti. Però, la premier britannica mostra ottimismo: “Spero che queste rassicurazioni, accanto a quelle fatte dal Regno Unito e dalla Commissione europea la scorsa settimana, forniranno ulteriore sicurezza utile ai quattro milioni di persone che erano comprensibilmente ansiosi di ciò che Brexit significherebbe per il loro futuro”.