Bruxelles – L’unico modo per risolvere la crisi catalana è andare a elezioni anticipate. Ne è convinto il segretario del partito socialista spagnolo (Psoe) Pedro Sanchez. Il leader, venuto a Bruxelles proprio per discutere di Catalogna con il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, ha riconosciuto che la situazione è complicata. Ciò nonostante, crede si possa ancora trovare una “soluzione politica” in linea con “i valori democratici che definiscono il progetto europeo, come il dialogo e il rispetto della legge”.
A questo proposito, Sanchez ha invitato il capo dell’esecutivo catalano, Carles Puigdemont, a essere “il presidente di tutti i catalani e le catalane, di quelli che condividono le sue posizioni e di quelli che non le condividono” e, soprattutto ad anticipare le elezioni politiche”. Altrimenti “bisogna portare avanti la crisi politica all’interno del Congresso, il luogo più adatto per trovare una mediazione”.
Il socialista, finora, ha appoggiato tutte le iniziative del premier conservatore Mariano Rajoy sulla gestione dell’indipendenza catalana, ma si è detto contrario all’invocazione dell’articolo 155 della Costituzione spagnola, che porterebbe al commissariamento della Catalogna. “Tuttavia”, ha aggiunto “dipende tutto da Puigdemont”. Se il capo dell’esecutivo rinuncerà alla dichiarazione unilaterale dell’indipendenza, “lo Stato non dovrà applicare” uno strumento tanto duro per “ripristinare lo stato di diritto”. Ciò non vuol dire che non ci sia spazio per ascoltare le istanze indipendentiste. Nel suo intervento, Sanchez ha rilanciato l’ipotesi di aprire un dibattito per modificare la Costituzione entro sei mesi, in modo da garantire alla Catalogna più autonomia. L’idea, però, a Barcellona non piace. “Il nostro obiettivo resta l’indipendenza, non la Spagna federale”, continua a ripetere il governo catalano.