Roma – In futuro, per la produzione di energia, “ci sarà ancora bisogno di sorgenti di larga scala. Il solo risparmio energetico non basterà” a far fronte ai nuovi consumi e “alle rinnovabili servirà un’altra fonte carbon free (senza emissioni di anidride carbonica, ndr)”. È con questa premessa che Aldo Pizzuto, capo del dipartimento Fusione di Enea, l’ex Ente nazionale per l’energia atomica riconvertito in Agenzia per le nuove tecnologie e lo sviluppo sostenibile, presenta la necessità di continuare a finanziare “Iter”, il progetto internazionale che si pone l’obbiettivo di dimostrare “non solo che realizzare sulla Terra ciò che nello spazio avviene all’interno delle stelle”, la fusione nucleare, “è possibile, ma anche farlo è economicamente conveniente”, indica il dirigente.
Davanti alla commissione Attività produttive di Montecitorio, Pizzuto ricorda che “l’obbiettivo fondamentale definito dalla road map europea” – anche l’Ue partecipa al progetto internazionale – è la realizzazione di un reattore dimostrativo” a fusione nucleare. La comunità scientifica che porta avanti Iter, però è “preoccupata che in Europa si senta dire ‘va bene, finanziamo Iter ma rallentiamo sui programmi complementari”. Secondo Piuzzuto “sarebbe un grosso errore” per l’Ue e i suoi Paesi membri, “perché l’obbiettivo finale rimane l’energia da fusione nucleare, e senza Iter e i programmi complementari l’energia da fusione non si farà”.
Il programma prevede la costruzione di un reattore sperimentale che si è stabilito di realizzare a Cadarache, nel Sud Est della Francia. Tuttavia, spiega il dirigente Enea, “quello che si imparerà con Iter e con i programmi complementari, che sono nazionali, potrà mettere molti partner del progetto in condizione di realizzare il proprio demo”, un reattore dimostrativo. In Europa ce ne sarà “quasi sicuramente” uno, garantisce Pizzuto precisando che ancora “non si sa se sarà internazionale o europeo”. A fianco a questo “ci sarà quello Cinese”. Pechino ha già presentato la proposta per realizzarlo, riferisce il dirigente, perché “i cinesi sono tra i più agguerriti nel seguire questo tipo di attività”. Quindi, suggerisce, meglio non restare indietro.