Bruxelles – Mercoledì 18 e giovedì 19 ottobre il Parlamento catalano non si riunirà. La decisione è stata presa dalla conferenza dei capigruppo a causa della “situazione eccezionale” della regione e della “possibile attivazione dell’articolo 155 della Costituzione”. La sospensione delle sedute permetterà al capo dell’esecutivo Carles Puigdemont di riunire i ministri del governo per capire “se rispondere e come” a Madrid. Il governo centrale ritiene che il leader indipendentista non abbia ancora messo nero su bianco le sue intenzioni e pretende che si esprima con più chiarezza sull’indipendenza entro giovedì.
Secondo Ines Arrimada non c’era bisogno di fermare il lavoro dell’aula. La rappresentante di Ciudadanos in Catalogna pensa, anzi, che ciò costituisca una “violazione dei diritti dei deputati senza precedenti”, e ha promesso di far ricorso al Tribunale costituzionale dopo aver inutilmente chiesto le dimissioni della presidente dell’assemblea Carme Forcadell.
Non è della stessa opinione il ministro degli Interni regionale Luis Forn. A suo giudizio, il parlamento può annullare le sue sedute ed ha persino il diritto di dichiarare l’indipendenza, già prima di Natale, se la Spagna continua a rifiutare il dialogo. D’accordo anche Mireia Boya della sinistra indipendentista Cup che continua ad appellarsi a Puigdemont affinché “rispetti il mandato popolare”.
Da Barcellona arriva invece l’invito agli indipendentisti a fermarsi per evitare una “situazione negativa per tutto il Mondo”. “Prima di trovare una soluzione definitiva ciò che si può fare è stabilire un dialogo e, per farlo, si deve rinunciare alla dichiarazione unilaterale una volta per tutte”, ha detto la sindaca del capoluogo Ada Colau invitando anche il governo centrale a “mettere fine alle misure già prese in Catalogna”. Sulla sua pagina Twitter, Colau ha criticato anche la decisione del giudice Carmen Lamela di disporre la custodia cautelare per Jordi Sanchez e Jordi Cuixart, i presidenti delle due maggiori associazioni indipendentiste della Catalogna che risultano indagati per sedizione. “Arrestati per aver organizzato manifestazioni pacifiche? Totalmente ingiusto, un grave errore che ostacola il dialogo. Giudizi giusti”, ha scritto Colau. Concorda anche il capo dell’esecutivo Puigdemont. “La Spagna mette in carcere leader della società civile della Catalogna per avere organizzato manifestazioni pacifiche. Tristemente, abbiamo di nuovo prigionieri politici”, il suo commento su Twitter.
Presó per organitzar manifestacions pacífiques? Totalment injust i un greu error que ens allunya del diàleg. Prou judicialització! pic.twitter.com/Xk3HC1LFtJ
— Ada Colau 💜🌈🔻 (@AdaColau) October 16, 2017
Il giudice Lamela, che è stata contestata a suon di pentole con numerose caceroladas, non pensa tuttavia di essere stata sleale. A suo giudizio, Cuixart e Sanchez potrebbero “nascondere, alterare o distruggere le prove” delle manifestazioni del 20 e 21 settembre organizzate appositamente “per fermare la Guardia Civil” che stava perquisendo il Dipartimento di economia catalano. Ma mentre per Cuixart bisogna solo verificare se è vero che ha fomentato la mobilitazione e poi ha incoraggiato gli attivisti a disperdersi, per Sanchez l’accusa è ancora più grave. L’Assemblea nazionale catalana di cui è presidente, ha infatti avuto un ruolo chiave nell’organizzazione del referendum del primo ottobre.