Il presidente della Generalitat catalana Carles Puigdemont vuole le elezioni regionali. Ma vuole che a proclamare questa sorta di “secondo referendum” sia il commissario che invierà il governo di Madrid. E forse è anche pronto a farsi arrestare in quanto colpevole di insurrezione. E’ probabilmente questo il percorso che sta cercando di creare il leader indipendentista con le sue dichiarazioni opache, che prestano il fianco all’accusa di illegittimità costituzionale, pur se temperate da una continua richiesta di dialogo. Potrebbe anche esser lui a chiamare i suoi cittadini al voto, per sbloccare la questione, ma ci sono due elementi che lo frenano: il primo è che non è affatto scontato che vinca, il secondo, legato al primo, è che se riuscisse a far passare i catalani come vittime di un invasivo governo centrale, mentre lui è magari il martire incarcerato, avrebbe qualche freccia in più al suo arco.
Costringere Mariano Rajoy a far votare i catalani è a questo punto forse l’unica mossa, l’ultimo disperato tentativo che può fare Puidgemont, per tentare di rilanciare una lotta per l’indipendenza che si sta impantanando. Poi, in realtà, dopo il voto, se anche dovesse vincere chi vuol lasciare la Spagna, non cambierebbe nulla sul piano costituzionale, dichiarare l’indipendenza sarà comunque illegale, ma intanto la lotta separatista avrà guadagnato qualche mese e magari si rafforzerà, prima di impantanarsi di nuovo.