Roma – “Sarà un bilancio utile per sostenere il percorso della crescita e proseguire in quello di stabilizzazione finanziaria del nostro Paese”. Il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, riassume così la manovra varata oggi dall’esecutivo, definita “snella e utile per la nostra economia”. Si “prosegue nel solco di quanto fatto negli ultimi anni”, spiega anche il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, che sottolinea il rispetto dei saldi indicati con la nota di variazione al Documento di economia e finanza.
Numeri che contano su un margine dello 0,6% di Pil, una decina di miliardi, di flessibilità accordata dalla Commissione europea. Bruxelles si accontenterà di una correzione dello 0,3% del Pil, e quindi “il deficit continuerà a scendere”, assicura Padoan, anche se a ritmo meno sostenuto. Quanto al debito pubblico, il titolare dell’Economia ha evidenziato come l’Istat abbia certificato la riduzione avvenuta “nel 2015 e quest’anno contiamo che continui a scendere”, indica il ministro.
I dettagli della manovra verranno svelati nei prossimi giorni. Oggi l’esecutivo invierà alla Commissione europea il ‘draft budgetary plan’, ovvero una bozza del bilancio contenente i saldi della manovra da sottoporre all’ok di Bruxelles, e la legge di bilancio vera e propria dovrà essere invece inviata al Parlamento – si partirà dal Senato – entro il 20 ottobre.
Nelle prossime ore, quindi, si continuerà a limare. Non solo per far tornare i conti, ma anche per cercare il massimo consenso in Parlamento, dove nella maggioranza si è consumata la rottura con Mdp dopo l’approvazione della riforma elettorale alla Camera. Non a caso, il premier ha dichiarato di confidare nel “sostegno convinto della maggioranza e nel senso di responsabilità da parte del Parlamento”. Segno che l’appoggio dei fuoriusciti dal Pd non è per nulla scontato, e potrebbe essere necessario rivolgersi altrove per trovare i numeri per l’ok alla manovra.
Nel complesso si tratta di una legge di bilancio da venti miliardi di euro circa. Oltre i tre quarti, 15,7 miliardi, serviranno solo per disinnescare le clausole di salvaguardia che prevedono aumenti Iva. Le aliquote rimarranno ferme nel 2018, mentre gli aumenti previsti per il 2019 saranno in congelati in parte e quelli in programma per il 2020 sono confermati. Era proprio lo stop “il primo obbiettivo” dell’esecutivo, intenzionato a “evitare aumenti dell’iva e l’introduzione di nuove tasse, gabelle e accise”, spiega l’inquilino di Palazzo Chigi.
Alla vigilia del voto politico sarebbe infatti un autogol aumentare la pressione fiscale, per questo anche Padoan precisa che le maggiori entrate previste “non hanno a che fare con un aumento di tasse, ma con un efficientamento della riscossione”, anche grazie all’estensione dello ‘split payment’ del’Iva (una sorta di trattenuta all’origine dell’Imposta, che viene versata direttamente allo Stato e non più al fornitore) a tutti gli uffici, gli enti e le società controllati dalla pubblica amministrazione, anche a livello locale. Anche l’introduzione della fatturazione elettronica nei rapporti tra privati, che sarà progressiva, aiuterà a una migliore riscossione.
“Il secondo obbiettivo era promuovere il lavoro”, elenca ancora il premier, secondo il quale “questa legge di bilancio vi contribuisce in particolare in relazione ai giovani”. Uno degli interventi più rilevanti, infatti, riguarda gli sgravi contributivi per i neoassunti. Anche su questo i dettagli verranno svelati più in là, promette Padoan, perché bisogna conciliare le esigenze con “le risorse limitate a disposizione a causa dei vincoli di bilancio”. L’orientamento è quello di prevedere uno sgravio del 50% per i primi 3 anni di contratto di un neoassunto sotto i 35 anni. Misura che viene raddoppiata per il Mezzogiorno, dove lo sgravio dovrebbe essere garantito al 100%.
Per le aziende c’è poi la conferma di super e iper ammortamento per l’acquisto di beni strumentali. Il primo dovrebbe essere ridotto dall’attuale 150% al 130%, il secondo confermato al 250%. A questi interventi si aggiungono gli sgravi previsti per gli investimenti legati alla digitalizzazione industriale, la cosiddetta industria 4.0. La manovra prevede anche più risorse per il reddito di inclusione e le misure di contrasto alla povertà, e i fondi necessari al rinnovo dei contratti nel pubblico impiego.
Da segnalare poi una misura una misura che, a partire dal 2018, introdurrà una sanzione per gli esercenti che si rifiuteranno di accettare pagamenti con bancomat o carta di credito. La norma, secondo le anticipazioni, prevede una multa di 30 euro per ogni pagamento rifiutato, anche per importi al di sotto dei 5 euro. Per ridurre l’impatto della misura, si interviene fissando le soglie delle commissioni allo 0,2% per i pagamenti con bancomat e allo 0,3% per quelli con carta di credito, come previsto dalla normativa europea in materia.