Bruxelles – ” Faccia di cavallo! Stai zitta! Smettila di scrivere con la tua penna velenosa!”: sono questi i post scritti dagli utenti sulla pagina Facebook “Make a ban of Daphne Caruana Galicia“, un vero e proprio luogo virtuale di insulti a Daphne Caruana Galicia, la giornalista maltese che ha lottato per la diffusione di notizie fino a pagare con la sua stessa vita, morendo oggi carbonizzata in un’esplosione che ha fatto saltare la sua auto.
La reporter, regolare collaboratrice del Malta Time, e blogger di Running Commentary aveva fatto parte del network European Investigative collaboration (Eic) di cui fa parte anche l’Espresso, la cordata di testate che ha vinto il premio Pulitzer quest’anno grazie all’inchiesta sui Panama Papers.
Ed è proprio sui Panama Papers che bisogna soffermarsi per capire un po’ di più la vicenda. Il contributo di Daphne Caruana Galicia all’inchiesta sui potenti della terra e i loro paradisi fiscali, a Panama e non solo, riguarda principalmente i Malta files. I documenti hanno messo in luce gli scandali del Partito laburista maltese, che avrebbe coperto la creazione, da parte soprattutto di politici e imprenditori italiani, di società farlocche offshore con le sedi legali nell’isola. Le ricerche di Caruana hanno fatto sì che fosse portata in tribunale per corruzione anche la moglie del premier maltese Joseph Muscat, Michelle, montando un caso che però non ha impedito a Muscat di vincere le elezioni politiche delllo scorso giugno ed essere confermato a capo dell’esecutivo.
La pagina Facebook, che al momento della pubblicazione di questo articolo risulta ancora attiva, con i suoi 451 mi piace, attacca con insulti e minacce la giornalista, che nell’immagine di sfondo è rappresentata come un mostro verde. La giornalista è accusata di tramare contro Malta, e gli insulti, tutti in maltese, sono veri e propri auguri di morte. Gli utenti l’additano come “traditrice della patria” per “aver infangato il buon nome di Joseph Muscat e del Paese tutto”.
L’ultimo post di Caruana risale a pochi minuti prima di morire, alle 14.35. La giornalista parla della testimonianza in tribunale di Simon Busuttil, leader dell’opposizione, nel processo che vede coinvolto Keith Schembri, capo dello staff di Muscat. Il sito di informazione statunitense Politico l’aveva definita “la donna Wikileacks”.