Bruxelles – Sarà un autunno difficile e costoso per molti viaggiatori europei. Dopo i problemi operativi che hanno costretto Ryanair a cancellare 2.100 voli a settembre e a sospendere fino a marzo 34 collegamenti, cancellando oltre 18 mila voli, di recente è collassata Monarch ed è di questi giorni l’annuncio che il 28 ottobre sarà l’ultimo giorno di operatività della seconda compagnia aerea tedesca, Air Berlin.
La concomitanza di questi tre eventi sta avendo un impatto sulle tariffe aeree in Europa. Mentre i passeggeri sono alla spasmodica ricerca di alternative, i prezzi dei biglietti aerei sono saliti vertiginosamente nelle ultime settimane. Secondo Skyscanner, il motore di ricerca per confrontare tariffe e servizi, i prezzi dal Regno Unito verso le destinazioni europee sono aumentati di quasi il 23 per cento. Tra le relazioni maggiormente colpite ci sono Milano, Malaga e Dublino con aumenti rispettivamente del 42,9, del 29,9 e del 25 per cento.
Monarch, fondata nel 1967, il 2 ottobre ha chiuso tutte le attività lasciando a terra i suoi 35 aerei che collegavano 43 destinazioni dalla Gran Bretagna. La CAA, autorità aeronautica britannica, ha finora effettuato 400 voli per riportare in patria 80 mila persone rimaste senza collegamento di ritorno a causa del fallimento di Monarch. Si tratta di circa il 72 per cento dei 110 mila passeggeri complessivamente interessati. Le operazioni di recupero proseguiranno fino al 16 ottobre, utilizzando aerei e 260 autobus per portare le persone alla loro destinazione finale. In molti casi, infatti, i voli di recupero atterrano in aeroporti differenti rispetto a quelli indicati nelle prenotazioni dei viaggiatori.
Il 28 ottobre sarà l’ultimo giorno di operatività per Air Berlin, vettore tedesco che ad agosto ha dichiarato lo stato di insolvenza. Grazie a un prestito ponte di 150 milioni di euro del governo tedesco, Air Berlin è riuscita a mantenere gran parte dei voli, ma a fine ottobre la seconda compagnia aerea più grande della Germania chiuderà i battenti. Ancora non è chiaro se parte delle attività saranno prese in carico da Lufthansa o da easyJet. Intanto con una lettera a tutti gli 8.600 dipendenti, l’amministratore delegato della compagnia ha invitato il personale a cercarsi un altro lavoro. Qualsiasi eventuale accordo di acquisizione dovrebbe infatti richiedere l’approvazione delle autorità e potrebbero passare mesi prima che sia possibile riprendere le operazioni.
La chiusura delle due compagnie aeree e il rallentamento della crescita di Ryanair potrebbero essere il preludio di una nuova fase del mercato aereo in Europa. Il modello low cost ha contribuito ad espandere il mercato, ma ha anche abituato i viaggiatori a prendere in considerazione le tariffe come parametro principale se non unico nella scelta del vettore. La nuova situazione ha costretto tutte le compagnie regionali e le compagnie di bandiera che offrono servizi di corto e medio raggio ad adeguare tariffe e modelli di servizio. L’aumento della concorrenza non è avvenuto solo nei cieli. Oggi le compagnie aeree che operano su tratte brevi devono confrontarsi con l’alta velocità ferroviaria ben sviluppata in Spagna, Francia, Italia e Germania. Con il nodo Alitalia ancora tutto da sciogliere e con molte altre piccole compagnie aeree continentali che potrebbero risentire fortemente dell’aumento del prezzo del petrolio, è possibile immaginare nei prossimi anni, una riduzione significativa del numero di vettori aerei, vuoi a causa di fallimenti o per fusioni o acquisizioni da parte di soggetti più grandi.
Complice infine l’incremento della domanda di viaggi – secondo la IATA i passeggeri duplicheranno da qui al 2035 passando da 3,5 a 7,2 miliardi l’anno, nell’immediato e nel prossimo futuro il costo per viaggiare in aereo sembra destinato inevitabilmente a salire.
Leggi l’articolo nel blog di Stefano Campolo.