Bruxelles – L’ora dell’emergenza deve finire. La migliore strategia di gestione delle calamità naturali passa per la prevenzione, e le politiche di coesione possono rappresentare lo strumento migliore per un cambio di passo vero. il Comitato europeo delle regioni gioca la partita della messa in sicurezza dell’Europa attraverso un ragionamento sul futuro delle spese comunitarie per le regioni in grado di poter mettere tutti d’accordo. Le regioni europee hanno adottato raccomandazioni per sottolineare la necessità che il sostegno alle regioni vulnerabili “si sposti dagli interventi post-sismici di gestione delle situazioni di emergenza e di ricostruzione alla prevenzione”.
Le misure di prevenzione sono lasciate agli Stati membri dell’Ue. A loro spetta investire e spendere per politiche strutturali e infrastrutturali, non sempre possibili per ragioni di bilancio, scelte politiche, o per ragioni di ‘quote’. Nello specifico non piace l’idea di imporre soglie minime obbligatorie di edilizia sostenibile. La situazione può cambiare se i fondi comunitari per le regioni venissero utilizzati per quello che gli Stati non sanno o non vogliono. Ecco quindi la raccomandazione: combinare le misure di efficienza energetica degli edifici a misure antisismiche. Incentivi per la messa in sicurezza e la prevenzione, ma europei.
Attualmente dei 454 miliardi di euro destinati al finanziamento delle politiche di coesione per l’attuale ciclo finanziario dell’Ue (2014-2020), 114,7 miliardi sono dedicati a misure di risposta ai cambiamenti climatici. Si chiede quindi in sostanza, nel rispetto degli obiettivi già stabiliti in sede europea, di ‘aggiornare’ i programmi di spesa nell’edilizia. Edifici ad alto standard di efficienza energetica aiuta a rispettare gli impegni assunti in sede Onu con la conferenza sul clima di Parigi, affiancarvi misure anti-sismiche permetterebbe di rispondere anche all’obiettivo di risposta ai cambiamenti climatici.
La raccomandazione del Comitato delle regioni non è vincolante. Ma tocca un tema sensibile che può contribuire a creare consenso tra le istituzioni comunitarie, impegnate a ragionare sul futuro delle politiche di coesione. “Per il futuro delle politiche di coesione mantenere la qualità e la quantità di risorse può servire per le misure di prevenzione” che si rendono necessarie per mitigare i rischi di disastri e i lori impatti, sintetizza Catiusca Marini, presidente della Regione Umbria e capogruppo Pes al Comitato europeo delle regioni.
Le regioni europee sembrano avere una sponda in Corina Cretu, commissario europeo per lo Sviluppo delle regioni. “Sfortunatamente siamo sempre soggetti a disastri naturali” e i cambiamenti climatici esporranno sempre di più a fenomeni estremi, rileva intervenendo alla conferenza ‘Gestione del rischio di disastri’ organizzata a Bruxelles in occasione della settimana europea delle regioni. Ecco perché “ridurre i rischi è un argomento molto importante nella nostra agenda”. In tal senso “occorre lavorare con Stati ed enti locali per fare in modo che le nostre città attuino la politica per le città e di prevenzione del rischio”. Ciò in nome della protezione dei cittadini, e per la ripresa dell’Ue. “Dal 2005 a oggi noi europei abbiamo pagato più di 100 miliardi di euro per i disastri naturali”. Soldi che potevano essere utilizzati per altre voci di spesa.
“Le nostre raccomandazioni vanno ben al di là dell’aspetto finanziario”, sottolinea Vito Santarsiero, relatore della raccomandazione. Si tratta di creare un’Europa della prevenzione, capace di rispondere alle esigenze del cittadino e dimostrare una volta di più quanto l’Unione europea non sia una problema ma una risposta ai problemi. “L’Ue dispone di norme tecniche antisismiche adeguate e, con il suo sostegno finanziario, si è sempre mostrata molto solidale nelle operazioni di recupero post-terremoto, ma dovrebbe investire di più nella prevenzione”. Regioni e Commissione ci provano. La parola agli Stati.