Bruxelles – “Puigdemont deve rispondere a Mariano Rajoy che ha proclamato la Repubblica di Catalogna”. Questo è quanto chiede Cup, una formazione politica catalana di sinistra e indipendentista. In una lettera inviata al capo dell’esecutivo, i deputati del partito hanno fatto sapere che non sono più disposti ad aspettare un mese per la dichiarazione d’indipendenza come precedentemente annunciato. A loro giudizio, bisogna agire già lunedì e annunciare al premier spagnolo Mariano Rajoy che la Catalogna ha deciso di diventare indipendente e repubblicana. “Totalmente d’accordo”, il vicepresidente della Generalitat Oriol Junqueras mentre l’ex presidente Artur Mas ha invitato Cup a fermarsi. “Non siete neanche al governo”, ha detto Mas lasciando intendere che non spetta a loro decidere.
Secondo quanto si legge nella lettera, la risposta di Puigdemont deve tenere conto “del mandato popolare” e rispettare “l’esercizio del diritto all’autodeterminazione espresso nei seggi il primo ottobre scorso” perché “solo con la proclamazione della repubblica saremo capaci di assecondare i desideri della maggioranza delle persone che ha votato” e di ottenere l’intervento degli attori internazionali che “passa per un riconoscimento come soggetto politico”.
Il partito è convinto che la mancata proclamazione dell’indipendenza e della nascita della repubblica “significa sottostare alle minacce, alla negazione e alla repressione” e l’Unione Europea non può rimanere “immobile” di fronte alla perdita dei diritti e delle libertà fondamentali dei cittadini. I deputati non temono l’articolo 155 e, nella lettera, sostengono anzi che se verrà invocato loro continueranno “senza l’appoggio dei mercati, senza ricchezze naturali e senza poteri economici ma con l’appoggio delle persone, delle loro speranze e con tutta la dignità”.
La sinistra indipendentista non è stata l’unica a far pressioni su Puigdemont affinché risponda a Rajoy che ha dichiarato l’indipendenza. Il giorno precedente ci aveva già pensato l’ Asamblea Nacional Catalana (Anc). “Non ha senso mantenere la sospensione della dichiarazione d’indipendenza”, ha chiesto l’organizzazione indipendentista con una petizione. “Per questo chiediamo al parlamento di toglierla e, al presidente e al governo di implementare la Legge di transitorietà giuridica e fondazionale della Repubblica” la cui approvazione, a settembre, ha permesso di convocare il referendum.
Anc e Cup non rappresentano che una parte dei cittadini catalani. A Barcellona, molti continuando a definirsi “catalani, spagnoli ed europei” e a protestare contro la secessione. Il 12 ottobre non è stato un’eccezione. Nel 525° anniversario dalla scoperta dell’America, i cittadini sono scesi in strada con la bandiera sulle spalle e hanno sfilato inneggiando all’unità della Spagna, fermandosi solo dopo che un collettivo di estrema destra ha iniziato a sfasciare un bar in pieno centro e a tirare sedie contro la folla.
Il capo dell’esecutivo catalano ha tempo fino a lunedì per rispondere a Mariano Rajoy e chiarire se ha dichiarato o meno l’indipendenza. Se la risposta sarà affermativa, Madrid invocherà l’articolo 155 e in Catalogna scatterà il commissariamento. In caso contrario, è possibile che i due attori comincino a dialogare. Questo senza una mediazione europea. In un dialogo coi cittadini a Lussemburgo, il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha ribadito che “lui è un negoziatore tra Stati membri e un’intervento dell’Ue creerebbe solo più caos”.