Bruxelles – “Possiamo discutere sulle finanze della Catalogna, sui poteri che devolviamo alle regioni autonome e anche pensare di cambiare la Costituzione ma con i meccanismi previsti al suo interno e in maniera bilaterale”. Nel suo discorso di fronte al Parlamento nazionale, Mariano Rajoy, accogliendo le forti pressioni del Partito socialista, apre per la prima volta ad una revisione della carta fondamentale spagnola, ma ribadisce che ogni passo deve essere fatto nel rispetto delle leggi e dell’unità del Paese e per questo è pronto ad attivare le procedure costituzionali per il commissariamento della Generalidad di Barcellona.
“Non posso accettare un referendum che è stato indetto nonostante le sentenze dei giudici e sul cui svolgimento nessuno ha vegliato”, ha detto il leader popolare criticando anche il fatto che “le autorità catalane hanno detto alle persone di votare anche più volte e Puigdemont ha celebrato la vittoria ancora prima dello spoglio dei voti”. A suo giudizio, “il dialogo è sempre il miglior modo di risolvere i problemi” ma “non è possibile avviarlo con chi vuole mettere in discussione la sovranità della Spagna”.
Rajoy ha quindi chiesto a Puigdemont di “confermare se ha dichiarato l’indipendenza della Catalogna, a seguito della deliberata confusione che ha generato”. Il premier ha spiegato che questa richiesta rientra nella procedura per l’attivazione dell’articolo 155 che, se approvato dal Senato, permetterebbe un commissariamento della regione. Poi ha aggiunto “sarà la risposta di Puigdemont a decidere il futuro della Spagna. Il ritorno alla legalità è nelle sue mani”. Se il capo dell’esecutivo catalano confermerà di aver dichiarato l’indipendenza, il governo andrà avanti con l’articolo 155. “Ma sarebbe un golpe contro la democrazia”, avverte l’europarlamentare di Esquerra Unida Marina Albiol.
Ancora non c’è una reazione ufficiale del leader catalano. In un’intervista alla Cnn ha però ribadito che “siamo giunti a un punto dove la cosa più importante è che non ci siano condizioni preventive per sedersi e discutere, accettare che dobbiamo parlare, dobbiamo parlare nelle condizioni adeguate”. In questo batti e rabatti però ora la palla è nel suo campo, e decisamente Madrid ha fatto un importante passo vanti. A meno che Puigdemont con dica che “è indipendenza”, perché allora secondo Rajoy non c’è più nulla da discutere.
La spada di Damocle è l’articolo 155 della Costituzione. La norma non è mai stata applicata finora. Questo perché Madrid non hai mai ritenuto che un governo regionale agisse “in modo da minacciare seriamente l’interesse della Spagna”. Secondo Rajoy, la fattispecie prevista dalla legge è invece riscontrabile nella questione catalana. “Le autorità hanno agito nell’interesse di pochi, insultato i giornalisti, attaccato le forze dell’ordine e hanno organizzato un voto che è stato un esercizio contro la democrazia”, ha detto il premier nel suo discorso. A suo giudizio, ci sarebbero perciò i margini per assumere il controllo delle istituzioni politiche e amministrative della regione ribelle come prevede, appunto, l’articolo 155. I costituzionalisti spiegano che questo comporterebbe la “chiusura del parlamento regionale, la convocazione di nuove elezioni e la sottomissione dei Mossos d’Esquadra (ndr. la polizia regionale) al ministero dell’Interno”. Affinché questo accada Rajoy deve ottenere l’approvazione del Senato – il che non sarebbe difficile perché lì il suo partito ha la maggioranza – e prima ancora, informare Puigdemont delle sue intenzione per concedergli il tempo di tornare indietro sui suoi passi.
Ma se da un lato non si può negare che il premier stia valutando di procedere su questa strada, bisogna anche constatare che Rajoy non hai mai parlato di modificare la Costituzione prima del suo discorso di oggi in parlamento. L’ipotesi di una revisione è stata avvalorata anche del leader socialista Pedro Sanchez che nel primo pomeriggio ha dichiarato di aver raggiunto un accordo col premier “per avviare una riforma della Costituzione che ridefinisca, fra l’altro, lo statuto della Catalogna”. Sanchez non ha spiegato quali modifiche verranno fatte ma ha detto che ad occuparsene sarà una commissione “che verrà formata a breve, lavorerà per sei mesi e poi presenterà le sue proposte al Parlamento”. Secondo il socialista, l’accordo è una conquista del suo partito ed è stato pensato per “permettere alla Catalogna di rimanere parte della Spagna” poiché non è pensabile un referendum di autodeterminazione. D’accordo anche Rajoy: “Nessuna carta costituzionale, e ripeto, nessuna, prevede questo diritto, nemmeno l’Onu secondo il quale gli unici popoli a potersi esprimere in questo senso sono quelli oppressi durante il colonialismo”.
Ecco qui di seguito l’articolo 155 della Costituzione spagnola Con la traduzione in italiano):
1. Si una Comunidad Autónoma no cumpliere las obligaciones que la Constitución u otras leyes le impongan, o actuare de forma que atente gravemente al interés general de España, el Gobierno, previo requerimiento al Presidente de la Comunidad Autónoma y, en el caso de no ser atendido, con la aprobación por mayoría absoluta del Senado, podrá adoptar las medidas necesarias para obligar a aquélla al cumplimiento forzoso de dichas obligaciones o para la protección del mencionado interés general. 2. Para la ejecución de las medidas previstas en el apartado anterior, el Gobierno podrá dar instrucciones a todas las autoridades de las Comunidades Autónomas.
- Qualora una Comunità Autonoma non dovesse ottemperare agli obblighi imposti dalla Costituzione o dalle altre leggi, oppure si comporti in modo tale da attentare gravemente agli interessi generali della Spagna, il Governo, previa richiesta al Presidente della Comunità Autonoma, nel caso di non adesione, con l’approvazione della maggioranza assoluta del Senato, potrà prendere le misure necessarie per obbligarla all’adempimento forzato dei suddetti obblighi o per la protezione dei suddetti interessi generali. 2. Per l’esecuzione delle misure previste nel comma precedente il governo potrà dare istruzioni a tutte le Autorità della Comunità Autonoma.