Bruxelles – La politica di Coesione dell’Unione europea sta dando i suoi frutti, ma non allo stesso modo in tutta Europa. In alcune regioni permangono delle grosse difficoltà, e tra queste quelle italiane. Non è positivo il quadro che emerge dalla settima relazione sulle politiche di coesione pubblicata dalla Commissione europea, pubblicata in occasione dell’apertura a Bruxelles della settimana dedicata alle Regioni e alle città europee.
Secondo l’esecutivo comunitario, negli ultimi due decenni “la politica di coesione ha portato a risultati concreti in tutte le regioni dell’Ue, costituendo un’importante fonte di investimenti”, e “ha creato direttamente 1,2 milioni di posti di lavoro nell’Ue negli ultimi 10 anni, mentre in molti Stati membri crollavano gli investimenti pubblici che avrebbero dovuto sostenere la crescita”, si legge in una nota. Grazie a questi interventi, “il divario economico tra le regioni ha ripreso lentamente a ridursi” e le regioni “stanno crescendo”, ma “non allo stesso ritmo”. Così, “molte regioni il cui livello di ricchezza è prossimo alla media dell’Ue sembrano bloccate in una ‘trappola del reddito medio’”, spiega l’esecutivo.
“La relazione mostra con chiarezza che l’Unione ha bisogno di maggiore coesione. Sebbene sia passata, la crisi ha evidentemente lasciato cicatrici in molte regioni, che avranno bisogno della politica di coesione per affrontare le sfide di oggi e di domani”, ha dichiarato la commissaria alla Politica regionale, Corina Crețu.
“Nel 2015, più di uno su quattro residenti dell’Ue (27%) vivevano in una regione con un Pil pro capite, in termini Ppa (Parità di Potere d’Acquisto), inferiore al 75% della media dell’Ue e la maggior parte di essi si trova in Stati membri dell’Est, della Grecia, del Portogallo, della Spagna e dell’Italia meridionale”, si legge nel report.
La situazione peggiore si registra in Grecia, con le sue regioni che “hanno sperimentato una grande riduzione del loro Pil pro capite rispetto alla media Ue, piuttosto che invertire la convergenza raggiunta tra il 2000 e il 2008”, ma anche “quasi tutte le regioni portoghesi e italiane continuarono a divergere” dalla media Ue. Nel complesso, continua il report, tra il 2000 e il 2015 “le maggiori riduzioni” nel Pil Pro capite “sono state in Grecia e in Italia”, e nel nostro Paese ciò è avvenuto “sia prima che dopo la crisi”.