Bruxelles – “La politica di coesione è la migliore espressione dell’Europa del saper tener conto delle esigenze dei cittadini”. E’ una politica di successo, veramente europea, che va mantenuta e resa ancora “più forte”. Ne è convinto il ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno, Claudio De Vincenti, che invita tutti gli Stati membri, regioni comprese, a lavorare per tradurre in realtà le politiche comunitarie. Perché il vero successo delle politiche per la coesione passa per chi deve attuarle davvero. L’Ue mette le risorse, ma poi spetta ai beneficiari, Regioni ed enti locali, farne uso. “La politica di coesione rappresenta la risposta consapevole dell’Europa ai ritardi”, ai divari di alcune aree degli Stati membri dell’Ue. E’ un’opportunità, e una risposta concreta a quanti non credono nell’Europa. “La politica di coesione può e deve, come suggerisce il nome, svolgere il ruolo di rendere unita l’Europa, permettendo a chi è rimasto indietro di non restare indietro”.
La metropolitana di Napoli, la riqualificazione di Taranto, il grande piano per Pompei sono per De Vicenti tutti “esempi concreti” di quello che la politica di coesione. Ma l’Europa è anche e soprattutto chi ne fa parte. In Italia come nel resto dell’Ue “abbiamo bisogno che questa politica diventi più forte, e ciò passa innanzitutto dal fatto che sia realizzata da ognuno di noi, Stato membro, regione, ente locale”. Occorre, secondo De Vincenti, che la politica di coesione “sia realizzata in modo efficiente e trasparente, con un forte orientamento ai risultati”. Ecco perché secondo il ministro serve “una grande alleanza per la coesione”, innanzitutto a livello nazionale. “Il governo italiano è molto impegnato su questo versante”, ma occorre che lo siano tutti, nessuno escluso. Ecco perché anche a livello sovranazionale “l’Europa deve perseguire il sostegno di una politica per la ripresa stabile e duratura”, facendo sì che in questa ripresa “tutti si sentano coinvolti”, e quindi che “nessuna regione si senta esclusa”. Oggi più che mai “dobbiamo dare valore alla cittadinanza europea”.
I numeri del resto confermano il valore delle politiche comunitarie per le regioni. Complessivamente sono finanziati dall’Ue per il periodo 2014-2020 progetti per un valore di 185,7 miliardi di euro. Polonia (33,9 miliardi), Italia (18,8 miliardi) e Ungheria (18,2 miliardi) gli Stati che più beneficiano delle risorse comunitarie. La politica regionale sostiene crescita, innovazione, occupazione, competitività delle imprese, sviluppo sostenibile e miglioramento della qualità della vita dei cittadini. E’ sostenuta attraverso tre fondi principali: il Fondo europeo per lo sviluppo delle regioni (Fesr), il Fondo di coesione (Fc) e il Fondo sociale europeo (Fse).
Ma ci sono anche i risvolti politici. I soldi europei per le regioni non sono automatici. In base alle nuove disposizioni, bisogna soddisfare delle condizioni per vedersi garantiti i fondi. Si chiamano ‘condizioni ex ante’. Praticamente si verifica se uno Stato ha le carte in regola per poter riceve i soldi. Un esempio? Il rapporto sulla coesione diffuso oggi rileva che “in diversi Stati membri, tra cui la Repubblica ceca, la Polonia, il Portogallo, la Slovenia, la Spagna e l’Italia, la necessità di soddisfare l’efficienza energetica ex ante ha dato una notevole spinta alla rapida trasposizione delle direttive sulle prestazioni energetiche delle costruzioni”. Ecco l’esempio che spiega le parole di De Vincenti. “ La politica di coesione rappresenta la risposta consapevole dell’Europa ai ritardi”.