Bruxelles – Il capo della polizia catalana, Josep Lluis Trapero, è comparso di fronte alla Corte Nazionale per rispondere all’accusa di sedizione. Il maggiore, che verrà interrogato insieme alla sua collaboratrice Teresa Laplano, è stato denunciato dalla procura per essersi apparentemente rifiutato di eseguire gli ordini che gli erano stati imposti in vista del referendum del primo ottobre. Il reato (sembra mai finora contestato nella storia spagnola) che gli viene attribuito prevede una pena fino a quindici anni. Affinché questa venga applicata, si deve però dimostrare che Trapero ha “agito pubblicamente e in tumulto per prevenire, con la forza o altri modi illegali, l’applicazione della legge (o) impedendo l’intervento di un ufficiale di stato nell’esercizio delle sue funzioni”.
L’indagine su Trapero è simbolica della tensione che si è creata tra il governo centrale spagnolo e le autorità catalane con la convocazione del referendum sull’indipendenza e che, nei giorni scorsi, aveva fatto partire dei convogli in direzione Barcellona. Il ministro degli Esteri spagnolo Alfonso Dastis ha fatto sapere che l’esercito, per ora, non interverrà. In programma c’è però un Consiglio dei ministri, convocato per adottare un decreto che agevoli il trasferimento delle imprese fuori dalla Catalogna. Dopo Eurona Wireless Telecom e Oryzon Genomics, anche Banco Sabadell, uno dei maggiori istituti finanziari del Paese ha deciso di andarsene, spostando la sede ufficiale ad Alicante.
La situazione attuale non spaventa solo l’opinione pubblica ma anche i mercati. L’agenzia di rating Fitch ha messo la Catalogna sotto osservazione negativa, il che significa che potrebbe declassarla dal suo BB attuale, un rating che già prevede speculazione e titoli a livello spazzatura, ovvero a rischio di non rimborso (in junk territory). La stessa decisione era stata presa mercoledì da Standard and Poor’s. “C’è il rischio che questa escalation danneggi il coordinamento e la comunicazione tra i due governi che sono essenziali alla Catalogna per ripagare tutto il suo debito in tempo”, hanno detto i vertici dell’agenzia aggiungendo che sperano di togliere il “Credit Watch” nel giro di tre mesi.