Roma – La risposta a istanze indipendentiste come quella catalana è “nel federalismo europeo”, che può “essere una risposta se riusciamo a costruire un’Europa che sia grande sulle grandi questioni e piccola quando si tratta di materie da gestire a livello locale”. Il sottosegretario agli Affari europei, Sandro Gozi, parafrasa il presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker, per dire è la prospettiva di una “federazione europea tra stati federali” quella che meglio più rispondere alle richieste di autonomia, “non solo catalane”, consentendo al tempo stesso di portare avanti l’integrazione dell’Ue. Contattato da Eunews al rientro della sua visita a Madrid, dove ieri ha incontrato esponenti dell’esecutivo spagnolo, di Ciudadanos e del Psoe Gozi parla di una soluzione che non è certo a portata di mano. Per questo, nell’immediato, auspica “una soluzione politica, rispettosa della legalità” e che deve arrivare attraverso il dialogo. Sta però alle parti mostrare la volontà di abbandonare il muro contro muro, e l’Ue può intervenire facendo ‘moral suasion’, come accaduto ieri nel dibattito a Strasburgo, solo se saranno Madrid e Barcellona a chiederlo, perché nei trattati non è prevista alcuna competenza per l’Unione europea in questi casi.
Sottosegretario Gozi, dopo essere stato a Madrid, che idea si è fatto delle possibili evoluzioni della vicenda catalana?
Sono stato a Madrid e ho sottolineato l’importanza e la delicatezza della vicenda per tutta l’Ue. L’unica soluzione possibile è politica, rispettosa della legalità, che va ripristinata, e della Costituzione spagnola, che va rispettata. Tale soluzione, che deve essere anche politica, va ricercata col dialogo. Per questo, nei miei incontri, ho rivolto un appello che va nella stessa direzione di quanto auspicato ieri dal primo vicepresedente della commissione europea, Frans Timmermans, nel suo intervento al Parlamento Ue. Però sta alle parti dimostrare la volontà di sedersi a un tavolo e dialogare per aprire una nuova fase negoziale e politica, appunto.
Dall’Ue è arrivata una risposta giuridica: il referendum è illegale. Forse dovrebbe dare anche una risposta politica per provare a sbloccare il muro contro muro e porsi come mediatore. Non trova?
L’Unione europea, in questa vicenda, non ha un ruolo stabilito dai Trattati. Non ha competenza su una questione che è interna alla Spagna. Però, è vero che può incoraggiare al dialogo e a mettere la questione su in binario negoziale, a patto che siano entrambe le parti a chiederlo. Devono essere Madrid e Barcellona a scegliere se e come avviare un nuovo dialogo.
La particolarità dell’istanza indipendentista catalana, rispetto a quelle radicate in altri Paesi membri, è che non mette in discussione l’appartenenza all’Ue. È compatibile l’indipendenza dallo Stato centrale con la permanenza nell’Ue?
Giuridicamente, se la Catalogna lasciasse la Spagna diventerebbe un paese terzo, quindi dovrebbe fare richiesta di adesione. L’adesione di un nuovo membro, poi, si decide all’unanimità. E credo che gli amici spagnoli non sarebbero proprio entusiasti.
I catalani potrebbero però mantenere l’Euro?
Anche questo lo vedo molto difficile. Tornando però alla domanda precedente, io penso che queste istanze autonomiste, che a volte sfociano nell’indipendentismo come è successo in Catalogna, potrebbero trovare risposta in un maggior federalismo europeo. Può essere questa la risposta se riusciamo a costruire un’Europa grande sulle grandi questioni e piccola sulle cose che si possono gestire meglio a livello locale. Queste spinte all’autonomia potrebbero essere assorbite da un’Unione federale formata da Stati federali. Ma sta ai singoli Paesi membri scegliere se adottare una forma federale, e poi a tutti insieme costruire la federazione europea.