Per la raccolta Migrazioni in poesia, oggi Eunews propone Canto notturno del viandante di Goethe. Secondo la leggenda, l’intellettuale tedesco incise i primi sei versi del Canto sulla parete di legno di un capanno montano della Turingia, dove si fermò a riposare per una notte nel settembre del 1780. Dopo più di 50 anni, nell’ inverno 1831, alcuni amici riaccompagnarono il poeta in quello stesso capanno. Dopo aver ritrovato l’incisione, Goethe vi aggiunse gli ultimi due versi. La strofa finale, così triste e spietata, appare come un presagio della sua morte effettivamente avvenuta pochi mesi dopo. Nel silenzio della notte, il viandante contempla la natura, che immersa nel silenzio comunica al suo animo un sentimento di fratellanza. Gli elementi naturali rivelano la loro armonia nella tranquillità notturna e nei silenzi sospesi dell’infinito. Il desiderio di pace allude alla quiete delle fatiche del giorno e anche al rasserenarsi delle passioni dopo gli affanni della vita, metafora di un riposo simile a quello dell’eternità.
Canto notturno del viandante
Su tutte le vette
è quiete;
in tutte le cime degli alberi
senti un alito
fioco;
gli uccelli son muti nel bosco.
Aspetta, fra poco
riposi anche tu.