Bruxelles – La Commissione europea la presenta come “la riforma in materia più importante degli ultimi 25 anni”, ed in effetti la proposta di riforma del sistema di pagamento dell’Iva varata dal collegio dei commissari presenta novità importanti. Si propone di mettere fine al regime ‘Iva zero’ sulle vendite di beni tra un Paese Ue all’altro. Ogni anno complessivamente si perdono 150 miliardi di euro per l’Iva non riscossa. Un terzo di questa somma (50 miliardi) si stima dipenda da frodi transfrontaliere. Per questo motivo si è deciso di introdurre un nuovo regime in base al quale verrà addebitata l’Iva sulle vendite che vengono fatte oltre le frontiere ad un altro paese dell’Ue. Si conta così di recuperare fino all’80% dei mancati introiti (circa 40 miliardi di euro sui 50 miliardi persi).
Iva transfrontaliera
Contrariamente a quanto non è mai avvenuto fino a oggi, l’Iva sarà dunque addebitata sul commercio transfrontaliero tra le imprese. Secondo le proposte dalla Commissione l’Iva sulle vendite transfrontaliere verrebbe riscossa dall’autorità tributaria del paese di origine e trasferita nel paese di consumo finale di merci o servizi vendute. Per consentire una transizione morbida per le amministrazioni fiscali e le imprese, la prima fase del nuovo regime per l’Iva si concentrerà esclusivamente sulle operazioni in materia di beni.
Lo sportello unico per l’Iva
Lo sportello unico (che l’esecutivo comunitario chiama ‘One Stop Shop’) permetterà alle aziende di adempiere gli obblighi fiscali in modo automatico e semplice in caso di vendite transfrontaliere. I commercianti saranno in grado di effettuare dichiarazioni e pagamenti utilizzando un unico portale online nella propria lingua e secondo le stesse regole e modelli amministrativi del paese di origine. Gli Stati membri si pagheranno l’Iva direttamente a vicenda, come avviene già per tutte le vendite di servizi elettronici.
Questo significa anche addio alla cosiddetta ‘dichiarazione ricapitolativa’. Le aziende venditrici non dovranno più redigere un elenco delle transazioni transfrontaliere per la loro autorità fiscale, ma potranno preparare le fatture secondo le regole del proprio paese anche quando si scambia oltre frontiera. Si tratta di una semplificazione normativa che secondo l’Ue dovrebbe ridurre i costi per le imprese per un importo pari a un miliardo di euro.
Si paga dove si consuma
Con la proposta della Commissione europea si stabilisce il principio della “destinazione”, in base al quale l’importo finale dell’Imposta sui valori aggiuntivi è sempre pagato allo Stato membro del consumatore finale e addebitato al tasso di tale Stato membro. “Questo – ricordano a Bruxelles – è stato un impegno di lunga data della Commissione europea, sostenuto dagli Stati membri”.
Il commissario per l’Unione doganale, Pierre Moscovici, è sicuro: con questa si volta pagina. “Venticinque anni dopo la creazione del mercato unico, le imprese e i consumatori hanno ancora 28 regimi Iva diversi quando operano in modalità transfrontaliera”. Le misure proposte vanno in queste senso. “Questo sistema anacronistico basato sui confini nazionali deve finire. Gli Stati membri dovrebbero considerare le transazioni Iva transfrontaliere come operazioni nazionali nel nostro mercato interno entro il 2022”. Agli Stati membri l’ultima parola. La proposta sarà trasmessa al Consiglio per un accordo e poi al Parlamento per una consultazione. Qui il gruppo dei Verdi accoglie la proposta positivamente, ma chiede di superare il principio del voto all’unanimità in Consiglio, che potrebbe rendere vano il tentativo di riforma della Commissione. La proposta piace anche al gruppo socialista.
Esulta il mondo delle imprese. “Accogliamo con favore le proposte della Commissione per ammodernare il sistema di Iva attualmente frammentato e complesso dell’Ue”, il commento di Markus Beyrer, direttore generale di Business Europe “Un regime di Iva semplificato può contribuire al commercio intra-comunitario, alla crescita e alle possibilità di riduzione delle frodi fiscali e dell’evasione fiscale”.