dal nostro inviato
Strasburgo – Domenica scorsa il popolo catalano “ha dato una lezione di autorganizzazione”, la vittoria del sì al referendum deve essere rispettata e ora sta ai cittadini della regione indipendentista decidere del proprio destino. Per l’eurodeputato madrileno di Podemos, Miguel Urbán Crespo, il problema in questo momento sono “il governo spagnolo” che “non vuole il dialogo” e la costituzione del 1978 che dovrà essere cambiata per rispettare la volontà indipendentista della Catalogna, ma anche per discutere magari “dell’ordinamento dello Stato e di questioni sociali”.
Carles Puigdemont è pronto a dichiarare l’indipendenza e Mariano Rajoy non ha alcuna intenzione di riconoscerla, cosa si deve fare ora?
“Il problema sono il governo e la costituzione del ’78. Il governo spagnolo deve rispettare la libera decisione dei catalani, che è legittima. Serve un tavolo di dialogo, che finora Madrid ha costantemente negato, perché Rajoy ha confuso gli interessi del Ppe con quello dello Stato”.
Al di là dell’intervento della polizia il referendum di domenica si è svolto comunque con modalità a dir poco particolari.
“Il primo ottobre i catalani in un certo modo hanno dato una lezione di autorganizzazione popolare allo scopo di preservare i propri diritti civili e politici. È stata un’esperienza molto interessante, una delle prime sollevazioni popolari in Europa contro la deriva autoritaria che viviamo. Quella del Ppe è la deriva di molti governi come quello polacco e quello ungherese ad esempio. Rajoy si è allineato alla destra più estrema e radicale e con la repressione di domenica ha espulso emotivamente la Catalogna dalla Spagna”
Come possono ora insieme, spagnoli e catalani, decidere del futuro del Paese?
“Non sono gli spagnoli a dover decidere, ma i catalani. Come in un divorzio la volontà di separazione sta a uno dei membri della coppia e non ad entrambi, l’altro non può che rispettarla. Vale lo stesso per la Catalogna che ora deve poter votare su quale deve essere la sua futura relazione con la Spagna. Possono immaginarsi diversi modelli, ma sta a loro decidere”
Lei cosa auspicherebbe?
“Io penso ci sia bisogno di creare una nuova relazione di fratellanza che potrebbe avere come modello una federazione asimmetrica o una confederazione con ampie quote di autonomia che non valgano solo per la Catalogna. Quello che è accaduto domenica non può che portare a un nuovo processo costituzionale”
Bisogna quindi rivedere il rapporto tra il governo centrale e le diverse regioni, quelle autonomiste in primis?
“Il processo costituzionale non deve contenere soltanto elementi territoriali, ma anche sociali e non solo. Deve riguardare la forma stessa dello Stato e questa è una delle cose che ha spaventato il re Filippo IV. Se si apre un calderone nel quale tutti possiamo decidre su diversi temi, uno di questi è il potere del capo dello Stato, potere che lui potrebbe perdere”.