Bruxelles – La paura dell’espansione economica cinese e l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea potrebbero esse due volani che daranno contenuti al quattordicesimo vertice Ue India che si terrà a Nuova Deli venerdì 6 ottobre. Bruxelles sarà rappresentata dal presidente della Commissione Jean Claude Juncker, da quello del Consiglio Donald Tusk e dall’Alta rappresentante per la politica estera e di sicurezza Federica Mogherini. Per l’India ci sarà il primo ministro Narenda Modi.
L’incontro sarà un’occasione per parlare di Corea del Nord, Ucraina, cambiamenti climatici e crisi dei Rohingya, e per rivedere la roadmap “Eu India agenda for action 2020”, lanciata nel summit Ue India del 2016 che si è tenuto a Bruxelles. Particolare attenzione verrà data soprattutto a due aspetti: sicurezza e commercio.
Per quanto riguarda la sicurezza, l’obiettivo è implementare le misure antiterroristiche e di tutela delle acque, così come la cooperazione in questo aspetto.
Sul fronte del commercio, l’Europa spera soprattutto di portare avanti i negoziati per arrivare ad un’accordo di libero scambio ma si concentrerà anche sugli investimenti. A questo proposito, è previsto il lancio di un meccanismo che dovrebbe facilitare gli europei che vogliono capitalizzare in India. La tempistica non è casuale. L’Unione è uno dei dieci più grandi investitori nel Paese asiatico e, solo nel 2016, i flussi commerciali nelle due direzioni hanno portato investimenti per 77 miliardi di euro, 100, se si sommano anche i servizi.
Il vertice Ue India si svolge ogni anno dal 2004 ed è la dimostrazione del rafforzamento delle relazioni bilaterali tra Unione e India da quando le due entità hanno firmato un accordo di cooperazione nel 1994. Nel 2016 ha portato ad una dichiarazione congiunta e ad una tabella di marcia. Quest’anno – credono gli esperti – potrebbe, invece, sancire l’avvio di un’alleanza ancora più stretta per via dell’ espansione della Cina, che minaccia entrambe, e della Brexit. Con l’uscita del Regno Unito, scomparirà infatti anche l’unica voce contraria ad approfondire le relazioni bilaterali: quella di Theresa May che non aveva nessuna intenzione di accogliere nel Regno Unito i molti lavoratori qualificati che avrebbero potuto trasferirsi con l’apertura.