Roma – “Non solo chi scappa dalla guerra, ma anche coloro che fuggono dalla povertà, dalla fame, dalla negazione dei diritti umani hanno il diritto d’asilo”. Ne è convinto il presidente del senato, Pietro Grasso, che da Lampedusa, dove si sono celebrate le commemorazioni per le vittime del naufragio del 3 ottobre 2013, ricorda l’articolo 10 della Costituzione italiana, nella parte in cui recita che la protezione internazionale è assicurata allo “straniero al quale sia impedito nel suo Paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite” dalla nostra Carta fondamentale.
Oltre a un richiamo per le forze politiche nazionali che propagandano una stretta sull’accoglienza, la seconda carica dello Stato sembra rivolgere una critica agli stessi partner europei. Infatti, il piano di redistribuzione dei richiedenti asilo deciso dall’Ue, non solo non è stato completato come previsto, ma era limitato a chi fuggiva da conflitti e solo se apparteneva a un ristretto elenco di nazionalità, tra cui quelle siriana ed eritrea.
Per Grasso, invece, bisogna “riaffermare i valori dell’Europa in difesa della dignità e dei diritti dell’uomo, senza alcuna distinzione”. Il presidente del Senato ha sottolineato come la Porta d’Europa, il monumento che si trova a Lampedusa, rappresenti “il punto dove finisce l’Europa, ma anche quello in cui inizia”. Secondo il presidente del Senato, “solo se riusciremo a pensarla come una porta d’ingresso e non di uscita, potremo realizzare gli autentici valori dell’Europa”.
Valori che impongono di declinare come “priorità della nostra politica migratoria” quella di “salvare vite in mare”, ha indicato il commissario europeo per le Migrazioni, Dimitris Avramopoulos, anche lui a Lampedusa per le celebrazioni. “Negli ultimi anni”, ha riconosciuto l’esponente dell’esecutivo comunitario, “l’Italia ha compiuto sforzi eroici e il nostro lavoro congiunto inizia a dare i suoi frutti in termini di diminuzione delle partenze irregolari e dei decessi in mare”.
Secondo il greco, “è tempo di concentrarsi sulla messa in atto di soluzioni stabili” in diversi ambiti. L’elenco comprende “il reinsediamento” dei rifugiati, “il rimpatrio” di chi non ha diritto di rimanere, e “una maggiore cooperazione con i Paesi di origine e transito per proteggere i migranti ovunque si trovino”.