Bruxelles – La prima ministra scozzese Nicola Sturgeon ha condannato la violenza della polizia spagnola che, nel giorno della consultazione referendaria in Catalogna, ha causato 893 feriti, 2 dei quali gravi. La premier scozzese ha twittato che l’appello al rispetto della Costituzione spagnola del Foreign office è “vergognosamente debole”. A suo giudizio, molto meglio sarebbe stato dire la verità: ovvero che le azioni erano “sbagliate” e “dannose”.
Statement from @foreignoffice on #Catalonia is shamefully weak. A true friend of Spain would tell them today’s actions wrong and damaging. pic.twitter.com/bBnCmn5BWw
— Nicola Sturgeon (@NicolaSturgeon) October 1, 2017
Critiche alla polizia nazionale – quella regionale ha deciso di non intervenire – sono arrivate anche da altri politici. L’alto commissario per i diritti umani dell’Onu Zeid Ra’ad al-Hussein ha definito il comportamento “allarmante”, per il leader laburista britannico Jeremy Corbyn è stato “scioccante” mentre secondo il cofondatore del partito dei verdi Jonathan Bartley è stato “orrendo”. Bartley ha criticato la neutralità del ministro degli esteri Boris Johnons e ha aggiunto che “indipendentemente dal fatto che sia a favore o contro il referendum, il governo spagnolo deve difendere la democrazia e agire in modo da garantire la sicurezza dei cittadini come priorità assoluta”, ha detto Bartley.
Strongly condemn police violence in Catalonia. Imperative people can peacefully assert wishes & Spanish Govt upholds right to democracy pic.twitter.com/lcdv4AHgbo
— Jonathan Bartley (@jon_bartley) October 2, 2017
Della stessa opinione i colleghi di partito Reinhard Bütikofer e Monica Frassoni. “Per sopprimere un referendum incostituzionale , le autorità spagnole hanno fatto ricorse a modi assolutamente inaccettabili”, hanno fatto sapere i due. “La violenza della polizia contro coloro che volevano votare è stata non solo sproporzionata ma ha anche dimostrato una decisione vergognosa del governo spagnolo di usare la forza laddove avrebbe potuto optare per una soluzione politica”.
Secondo il presidente del Venezuela Nicolas Maduro, il governo conservatore di Mariano Rajoy non solo sbaglia, ma è anche ipocrita. Il motivo: sosterebbe l’opposizione nel Paese sudamericano e reprimerebbe con la violenza quella a casa sua.
” E’ scandaloso che il governo conservatore in Spagna non abbia aperto un dialogo prima ed abbia ignorato la voce di così tanti cittadini in Catalogna”, tuona da Strasburgo il presidente dei socialisti Gianni Pittella. “Non c’è dubbio che il non-referendum organizzato e sostenuto dalle autorità catalane debba essere considerato illegale e non valido. Tuttavia, anche i sentimenti di così tanti catalani che sono scesi in strada devono essere ascoltati. Solo una risposta politica può essere la soluzione, non una di polizia”, ha detto il leader dei socialisti che in plenaria Strasburgo hanno appoggiato la richiesta dei Verdi di discutere di Catalogna mercoledì 3 Ottobre.
Non è d’accordo con le affermazioni di Pittella Ramon Luiz Valcarcel De Sito. Secondo il vicepresidente del Parlamento europeo, non bisogna criticare il governo centrale o la polizia ma gli indipendentisti e il referendum, “un golpe per la democrazia della Spagna che è anche un golpe per l’Europa”. “La Catalogna non è la Scozia. I separatisti hanno violato l’ordine costituzionale”, ha scritto Valcarcel in un editoriale sul quotidiano canadese The Globe and Mail. “La Catalogna non è nemmeno il Montenegro, il Quebec e non si può paragonare a nessun altro stato dove ci sono istanze indipendentiste. In realtà, e proprio per l’orrore, c’è stato solo un caso simile: l’intenzione del presidente della Bosnia ed Erzegovina di andare contro l’ordine costituzionale che portò fine alla guerra convocando un referendum che era unilaterale e antidemocratico”.
Della stessa il leader di Ciudadanos Albert Rivera che ha chiesto, per ora senza ottenerla, la sospensione dell’autonomia spagnola. Più cauti il presidente francese Emmanuel Macron, che si era schierato con il governo centrale già prima del referendum, e la Commissione europea. L’esecutivo ha fatto sapere dopo un lungo silenzio, di “confidare nella capacità del primo ministro Mariano Rajoy di risolvere questo difficile crisi politica”.
Anche secondo i deputati del Movimento 5 stelle, che hanno emesso un comunicato congiunto, “quando i cittadini vogliono esperimersi devono essere messi nella condizione di farlo, perché crediamo nell’autodeterminazione dei popoli, ma questo deve accadere all’interno di una cornice di legalità. Visto quanto è successo in Catalogna nessuno può dirsi vincitore, perché quando c’è violenza tutti perdono. A riguardo condividiamo l’invito di Zeid Ra’ad Al-Hussein, Alto commissario Onu per i diritti umani, ad aprire una inchiesta indipendente e imparziale su tutti gli atti di violenza”. I portavoce M5s esprimono dunque l’auspicio “che i governi di Madrid e di Barcellona tornino a sedersi intorno ad un tavolo per avviare un confronto pacifico, che sia risolutivo e rispettoso delle tradizioni del popolo catalano, dell’integrità dello Stato iberico e delle altre regioni autonome”.
Nel frattempo, l’indice finanziario di riferimento spagnolo Ibex 35 ha perso l’1,4% in una giornata che ha portato, tutto sommato, modesti guadagni in tutta Europa. Guai anche per il debito. Il rendimento dei bond a 10 anni è salito di 7 punti base, arrivando a rendere l’1,66%. “Ci aspettiamo ancora tensione tra Spagna e Catalogna”, ha detto un’analista della ING al quotidiano inglese Financial Times. “Se la crisi continua, anche la straordinaria ripresa spagnola potrebbe fermarsi”.