Bruxelles – Addio Spagna. La Catalogna si è espressa, in modo quasi plebiscitario pur nella sua modalità poco chiara. Circa il 90% dei votanti ha scelto l’indipendenza, ma a poteri esprimere sfuggendo alla repressione della Guardia Civuil è stato solo il 42% degli aventi diritto. Un dato che secondo Madrid rende privo di valore l’esito del voto, comunque non considerato valido a prescindere perché contrario alla Costituzione. Secondo il governo catalano la partecipazione risulta ‘falsata’ dall’intervento della Guardia civil inviata dell’esecutivo di Mariano Rajoy (e sostenuto anche dai socialisti). Per i catalani senza gli scontri, l’allontanamento fisico brutale degli elettori dai seggi, le chiusure delle sezioni elettorali, il sequestro delle schede, sarebbe andato a votare il 55% dei catalani. Numeri teorici, ma credibili nelle dimensioni. Ora resta da vedere come si evolverà la già tesissima situazione in Spagna.
Il capo delle Generalitat Carles Puigdemont tira dritto. E’ secessione e secessione sarà. “Mercoledì porteremo in parlamento i risultati di questo referendum: abbiamo diritto a un nostro Stato”. Si aprono scenari pieni di incognite e carichi di tensione. I catalani possono già mostrare al mondo la repressione di Madrid, il potere centrale è pronto a rispondere. L’Unione europea non commenta, non ancora. Puidgemont in vece ancora torna a chiedere aiuto a Bruxelles: “Faccio direttamente appello all’Europa: i catalani hanno vinto il diritto ad essere rispettati in Europa. L’Ue non può continuare a guardare dall’altra parte. In quanto cittadini europei siamo vittime di una violazione dei diritti e delle libertà, che violano la Carta europea dei diritti fondamentali”. Per il presidente della Generalidad “l’Ue dovrebbe riaffermare i suoi principi fondanti quando sono messi in pericolo dagli abusi di uno Stato che si comporta in maniera autoritaria. E’ necessario agire velocemente per mantenere l’autorità morale dentro e fuori il continente, specialmente quando questi abusi oltraggiano uomini e donne di tutto il mondo”.
(1) A vosaltres, que heu ensenyat al món el civisme d'un poble pacífic, que heu resistit vexacions i repressió, us dono les gràcies #1Oct pic.twitter.com/TmofPAfHmU
— krls.eth / Carles Puigdemont (@KRLS) October 1, 2017
Puidgemont insiste: “Lo Stato spagnolo ha scritto una pagina vergognosa nella sua storia, non è la prima, molto spesso la repressione e la violenza sono stata le risposte alle aspirazioni dello Stato catalano. Adesso però siamo nell’Unione europea”.
In Europa parla qualche primo ministro (un comprensibilmente preoccupato Charles Michel, per un Belgio dove i fiamminghi potrebbero pensare di seguire l’esempio catalano), per limitarsi a condannare le violenze e cercare il dialogo. Appare difficile immaginare che Rajoy tratti con chi fin da subito è stato bollato come fuorilegge e responsabile di un referendum considerato dallo stesso primo ministro “una farsa”. Intanto però una parte consistente di Catalogna ha detto addio a Madrid.