Bruxelles – Scontri e tensione alle stelle in Catalogna nel giorno del referendum sull’indipendenza. Le forze di sicurezza spagnole sono intervenute in decine di seggi allestiti in tutta la Comunità Autonoma, per impedire il voto e sequestrare le urne e il materiale elettorale, innescando scontri che hanno fatto oltre 460 feriti, almeno 11 tra gli agenti, con la polizia che ha sparato proiettili di gomma. Sei persone sono state arrestate per “resistenza”, “attentato” e “disobbedienza”. Lo riferisce l’agenzia Efe. Due persone sono state arrestate a Girona, due a Sant Esteve Sesrovires, una a Lleida e una a Sant Andreu de la Barca.
“È evidente un uso ingiustificato e irresponsabile della violenza da parte dello Stato spagnolo”, ha dichiarato il presidente del governo catalano, Carles Puigdemont, secondo cui “di fronte a questa violenza ingiustificata, alle pallottole di gomma, ai corpi di polizia mandati contro gente che difendeva le urne, la risposta è schede e seggi aperti”. Lo “stato spagnolo ha perso ancora più di quello che aveva perso fino a ora e noi cittadini della Catalogna abbiamo guadagnato più di quello che avevamo conquistato”, ha aggiunto.
Malgrado l’esplicito divieto delle autorità del governo centrale, centinaia di persone hanno iniziato ad affollare fin dalle prime ore della mattina tutti i luoghi adibiti a seggi elettorali per il referendum e le operazioni di voto erano in corso in quasi tutta la Regione, con file lunghissime di cittadini in attesa.
Le file si sono formate già dall’alba e moltissimi seggi sono rimasti presidiati dagli indipendentisti per l’intera nottata. I Mossos d’Esquadra (polizia catalana), che avevano fatto sapere che sarebbero intervenuti alle 6 del mattino, si sono invece limitati a osservare l’allestimento dei seggi decidendo di non intervenire. Il clima festivo delle prime ore ha iniziato a trasformarsi poco dopo le nove, orario previsto per l’inizio delle votazioni, quando la Polizia Nazionale e la Guardia Civile hanno iniziato una serie di blitz in diversi seggi elettorali per requisire le urne e fermare le operazioni di voto. “La polizia nazionale e la Guardia Civil hanno dovuto agire perché i Mossos d’Esquadra hanno messo criteri politici davanti a quelli professionali”, ha detto polemicamente il rappresentante del governo di Madrid in Catalogna, Enric Mill.
Il prefetto spagnolo in Catalogna Enric Millò – di cui il governo catalano ha chiesto “le immediate dimissioni” – ha definito “una farsa” il referendum e ha affermato che “siamo stati costretti a fare quello che non volevamo fare”.
Erano oltre 5,3 milioni gli elettori chiamati oggi a pronunciarsi sull’indipendenza della Catalogna, ma il referendum è stato giudicato incostituzionale dalla magistratura spagnola e illegale dal governo centrale, che hanno quindi ordinato alla polizia di sequestrare le schede, chiudere i seggi, arrestare gli organizzatori e chiudere i siti web usati per il voto. Secondo il portavoce della Generalitat sono 319 i seggi in cui non è stato possibile votare a causa dell’intervento della polizia.