Bruxelles – Le stelle europee potrebbero presto comparire nel simbolo del Partito Democratico. Alcuni esponenti di spicco della formazione politica hanno accolto con favore l’invito lanciato dal direttore del Foglio Claudio Cerasa a parlare “meno di D’Alema e meno di doppia moneta” e a mettere “i colori dell’Europa nel simbolo del vostro partito.
L’appello era rivolto a tutti i non euroscettici, Forza Italia compresa. Berlusconi non ha ancora risposto ma nel Pd l’idea sembra invece farsi strada. L’ ultimo segretario dei Democratici di sinistra (Ds) Piero Fassino, ha detto che è un'”ottima idea”. Favorevoli molti suoi colleghi, dall’ex sindaco di Roma Walter Veltroni al primo cittadino di Milano, Beppe Sala, che però non ha la tessera del partito.
Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Sandro Gozi ha dichiarato: “Sono le dodici stelle la scommessa giusta per riprendere veramente il controllo, per sconfiggere le paure e ritornare ad essere sovrani, cioè capaci di tutelare i nostri valori e promuovere i nostri interessi. E dodici (stelle) è e sarà sempre meglio di cinque”, ha detto ironizzando sul Movimento Cinque Stelle.
Anche il sindaco di Firenze Dario Nardella pensa che sia necessario puntare sull’Europa, in particolare su “più Europa. Più Europa politica. Più Europa economica. Meno Europa delle burocrazie”. Insomma, Nardella “ci sta”.
Un sì alla modifica del simbolo arriva anche da Bruxelles. In un comunicato stampa, la capodelegazione degli eurodeputati Pd Patrizia Toja ha fatto sapere che sottoscrive “con convinzione” la proposta del Foglio. “L’ Unione europea è la nostra bandiera da sempre e oggi è arrivato il momento di renderlo evidente anche nel simbolo, per distinguerci nettamente dai movimenti sovranisti ed euroscettici”, ha dichiarato Toja. La capodelegazione ha sottolineato inoltre che è stato il suo partito a portare l’Italia nell’Unione e “pur riservandosi il diritto di critica, non ha mai messo in dubbio i propri valori europeisti, la partecipazione al progetto di integrazione e alla moneta unica, anche negli anni più bui della crisi economica e dell’ostilità di molti nei confronti di Bruxelles”.