Migrazioni. Il viaggio in poesia continua con un componimento di Luis De Gòngora, poeta e drammaturgo spagnolo vissuto tra il 1561 e il 1672. Il testo che Eunews propone ai suoi lettori è tratto dal poema Las Soledades ed è il racconto di un viaggio fatto dal duca di Bèjar, protettore del poeta. Lo stile è molto ricercato come in tutti gli altri lavori di De Gòngora che non a caso fu il massimo esponente del barocco spagnolo.
LUIS DE GONGORA
Las soledades, Dedicatoria, versetti dall’ 1 al 32
Al duca di Béjar
Passi di un pellegrino errante i versi
sono, dettatimi da dolce musa:
sperduti in solitudine confusa
gli uni gli altri ispirati.
O tu, che, con venabuli impedito,
– mura di abete, merli di diamante-,
batti quei monti, che, di neve armati,
giganti di cristallo teme il cielo;
là dove il corno raddoppiato in eco
fiere ti espone, che – all’intriso suolo
chiedendo, morte, limiti disformi –
spumeggiante corallo danno al Tormes!
poggia a un frassino il frassino – il suo acciaio,
sangue sudando in tempo farà breve
di porpora la neve –
e, mentre dà il solerte battitore
al rovere tenace, all’alto pino
– quegli emuli viventi delle rocce –
le temibili spoglie
dell’orso che baciava anche trafitto
l’asta del tuo lucente giavellotto,
– o il sacro della quercia sostituisca
l’augusto baldacchino, o della fonte
l’alta orlatura la maestosità
del seggio che alla tua deità è dovuto -,
o illustrissimo duca!
placa nelle onde la fatica ardente
e, concesse al riposo le tue membra
sopra il prato di verde non avaro,
lasciati per un attimo trovare
dal piede bene avviato che i suoi passi
erranti ha consacrato
alla regia catena del tuo scudo.