Bruxelles – Qualcosa si muove, ma ancora non basta. Il quarto round negoziale tra Unione europea e Regno unito sulla Brexit si chiude tra sorrisi e complimenti reciproci, il che è una novità assoluta, ma la quadra ancora non è stata trovata, e su molti temi anzi si è ancora lontani.
Nella conferenza stampa finale del round i due negoziatori Michel Barnier e David Davis hanno più volte fatto riferimento al discorso tenuto a Firenze venerdì scorso dalla premier Theresa May, considerandolo un punto di svolta in questa difficile trattativa.
Il primo a parlare ai giornalisti è stato Davis, che ha sostenuto che il negoziato “ha visto uno spirito costruttivo da ambo le parti ed ha fatto decisi passi in avanti. Anzi, su alcuni aspetti dei diritti dei cittadini le nostre proposte sono andate anche oltre le attuali normative europee sui diritti”.
Dopo l’entusiasmo iniziale però Davis ha dovuto ammettere che “su questioni molto importanti ci sono ancora delle distanze, bisognerà discutere ancora”. Una è la Corte di Giustizia dell’Ue, della cui giurisdizione al di là della Manica a Londra non vogliono neanche sentire parlare e la proposta del ministro è di introdurre l’accordo finale nel diritto domestico, in maniera che “chi vorrà potrà rivolgersi ai nostri tribunali”, che dovranno applicare un diritto identico a quello dell’Ue. Sulla questione del confine irlandese, la seconda priorità negoziale, Davis ha detto che “dobbiamo una risposta al popolo irlandese”, e secondo lui “siamo vicini ad un accordo”.
Sugli aspetti finanziari secondo il britannico “abbiamo fatto discussioni produttive, abbiamo fatto importanti progressi”, ma ha ammesso che si sta ancora sulle linee generali.
Barnier ha più o meno confermato la visione del collega, “abbiamo lavorato bene insieme, abbiamo fatto chiarezza su alcuni punti, ma su altri ancora non ci siamo e continueremo a lavorare con spirito costruttivo”.
Come aveva già fatto Davis anche Barnier si è spesso riferito al discorso di May, dicendo che “ha dato una nuova dinamica al negoziato che spero resti anche in futuro”, ma non si fa illusioni: “Siamo ancora lontani, non abbiamo fatto progressi sufficienti. Il lavoro durerà ancora mesi, e riferirò intanto su quanto fatto ai capi di Stato e di Governo al Consiglio europeo di ottobre”. Dove, oramai con tutta evidenza, il primo pacchetto pregiudiziale (diritti dei cittadini, confine in Irlanda e questione finanziaria) non sarà giudicato sufficiente per procedere alla seconda fase negoziale, quella su tutto il resto.