Bruxelles – È un tesoro perduto quello dell’Iva non riscossa dagli Stati membri dell’Unione europea. Secondo le stime della Commissione nel 2015 i governi hanno perso complessivamente ben 152 miliardi, quasi quanto il prodotto interno lordo della Grecia. A tanto ammonta la differenza tra il gettito previsto e l’importo effettivamente incassato dagli Stati. E in termini assoluto è proprio l’Italia Paese quello in cui il buco nelle riscossioni è più alto: ben 35 miliardi.
“Gli Stati membri non dovrebbero accettare questi livelli sconcertanti di perdite di entrate Iva. La Commissione sostiene gli sforzi volti a migliorare la su riscossione ma le norme vigenti, che risalgono al 1993, sono ormai obsolete”, denuncia il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici che annuncia: “A breve proporremo il rinnovo delle norme che disciplinano l’Iva sulle vendite transfrontaliere. La nostra riforma contribuirà a ridurre dell’80% le frodi a livello transfrontaliero, permettendo agli Stati membri di reintegrare nelle proprie casse il denaro di cui hanno estremo bisogno”.
Se mediamente a livello Ue i dati migliorano, sottolinea la Commissione, la riscossione dell’Iva a livello nazionale varia notevolmente tra i diversi Stati membri. I divari più significativi sono stati registrati in Romania (37,2%), in Slovacchia (29,4%) e in Grecia (28,3%) mentre quelli più esigui sono in Spagna (3,5%) e Croazia (3,9%). I miglioramenti più significativi si sono verificati invece a Malta, in Romania e in Spagna, mentre sette Stati membri hanno registrato incrementi più modesti: Belgio, Danimarca, Grecia, Irlanda, Lussemburgo, Finlandia e Regno Unito.