Bruxelles – Nel 2050 addirittura il 30% degli europei potrebbe avere difficoltà nell’accesso acqua. L’allarme è stato lanciato da Robert de Graeff, senior policy advisor dell’organizzazione europea dei proprietari terrieri (Elo), durante un incontro che si è svolto il 28 settembre all’Epc centre di Bruxelles.
“La scarsità idrica è un fenomeno che riguarda già l’11% della popolazione europea”, ha detto de Graeff. “Questa estate ce lo ha dimostrato: la Romania, la Repubblica Ceca, l’Italia e la Spagna hanno avuto grossi problemi di siccità”. L’esperto crede che i motivi principali dietro a questa crisi siano due: i cambiamenti climatici e una cattiva gestione dell’acqua nel settore agricolo. I primi sono responsabili dell’aumento del livello del mare e della salinizzazione dei fiumi che smettono così di fornire acqua potabile. Per quanto riguarda l’agricoltura, due sono invece i problemi principali: l’utilizzo ingente, e gli sprechi. “In alcuni Paese il 70% dell’acqua è destinato all’irrigazione. Si tratta di grandi quantità che non corrispondono ad una grande efficienza”.
Secondo de Graffe, la scarsità idrica è un problema serio ma non irrisolvibile. Basta adottare un approccio integrato, ovvero far sì che le politiche agricole vadano di pari passo con quelle sulla gestione dell’acqua e, ancora, con il comportamento dei produttori e dei consumatori. “Non possiamo pretendere che gli agricoltori, che già guadagnano poco, spendano tutto il loro salario per acquistare dei macchinari più efficienti, né aspettarci che la persona comune vada al supermercato e compri la merce più ecofriendly, che spesso è anche quella più costosa”, ha detto de Graffe.
A suo giudizio, bisogna puntare soprattutto sulla gestione degli sprechi e il monitoraggio “che permette di capire il problema alla fonte”. Un altro aiuto potrebbe venire dalla cosiddetta agricoltura “a lavorazione bassa” o “a lavorazione zero”, un sistema che elimina o riduce al minimo l’azione meccanica sul suolo, e dalle buffer zone. Queste aree cuscinetto tra i terreni dove vengono coltivati prodotti certificati e non, servono a proteggere i primi da contaminazioni ed evitano l’inquinamento dell’acqua. Secondo l’esperto, non sono infine da sottovalutare nemmeno i big data e l’intelligenza artificiale. Queste tecnologie garantiscono più efficienza idrica e, per questo, sono diventate sempre più tema di dibattito all’interno dell’Ue.