Bruxelles – Avanti con il reinsediamento dei migranti. La Commissione europea insiste con le misure varate fin dall’inizio della crisi del fenomeno migratorio, proponendo l’istituzione di nuovo schema di ‘resettlement’, il processo di trasferimento di rifugiati nell’Ue direttamente dai campi profughi nei Paesi terzi, per accogliere da qui a ottobre 2019 altre 50mila persone “vulnerabili” soprattuto da Libia, Egitto, Niger, Sudan, Ciad ed Etiopia. “Si tratta di gestire uno fenomeni più complessi e strutturali del nostro tempo, non un’emergenza temporanea”, sottolinea l’Alto rappresentante per la Politica estera e di sicurezza dell’Ue, Federica Mogherini, al termine del collegio dei commissari che ha approvato le nuove misure, riguardanti anche rimpatri, migrazione legale e collaborazione con i paesi terzi. Nella dimensione “strutturale” del problema sta la giustificazione di misure che però non hanno entusiasmato tutti gli Stati membri dell’Ue, con alcuni di essi, soprattutto a est, che di quote proprio non vogliono sentirne parlare. Ma lo schema di ‘resettlement’ ha funzionato, con gli Stati membri capaci di accogliere 23mila richiedenti asilo, e sulla base di quello che a Bruxelles non esitano a definire “un successo” si rilancia l’agenda sull’immigrazione. Per il nuovo schema di reinsediamento saranno messi a disposizione 500 milioni di euro di risorse comunitarie per assistere gli Stati membri nel processo di accoglienza dai campi profughi.
Compito per gli Stati membri: accelerare i ricollocamenti e Dublino
Accanto al ‘resettlement’ resta il meccanismo di ‘relocation’, la redistribuzione di migranti all’interno dall’Ue dai richiedenti asilo giunti negli Stati membri di primo ingresso, Italia e Grecia. Il meccanismo è scaduto senza che si siano rispettate le condizioni prese a livello politico. Finora ci si è fatto carico di 9.078 migranti sui 34.953 da fermi in Italia, e di 20.066 sui 63.302 fermi in Grecia. “Questo vuol dire che bisogna continuare a mostrare solidarietà nei confronti degli Stati più colpiti” dall’immigrazione, sottolinea Dimitris Avramopoulos, commissario per l’Immigrazione, che esorta gli Stati a fare di più. Un invito ancor più esplicito per quanto riguarda la modifica del regolamento di Dublino, il dispositivo normativo alla base del sistema comune di asilo. “Bisogna trovare rapidamente il giusto compromesso sulla riforma del sistema”, esorta ancora Avramopoulos.
Le priorità Ue: immigrazione legale e rimpatri
Mentre gli Stati dovranno dar seguito alle promesse fatte a Italia e Grecia, la Commissione Ue lavora per una risposta europea di più ampio respiro. Per arginare i flussi dei migranti economici (questi ultimi non aventi diritto all’asilo nell’Ue), il collegio dei commissari propone di coordinare e sostenere finanziariamente progetti pilota per la migrazione legale con i paesi terzi. Da una parte si intende lavorare con i governi dei Paesi extra-comunitari per favorire il rientro dei migranti che non hanno diritto a stare in Europa, e dall’altra si intende rivedere la legislazione comunitaria sui permessi di lavoro al fine di “accrescere la capacità di attrarre i lavoratori altamente qualificati e di garantire che gli Stati membri possano contare su tale forza lavoro di cui hanno bisogno, quando ne hanno bisogno”. Una proposta la cui natura è comprensibile, ma i cui risvolti rischiano di produrre reazioni negative nelle opinioni pubbliche degli Stati membri. Un punto piuttosto controverso di un’agenda che non dimentica il capitolo relativo ai rimpatri, avvertito sempre più come una priorità.
Il tasso di rimpatri rimane “insoddisfacente”, secondo la Commissione Ue, che stima in 1,5 milioni le persone da riportare nei Paesi di origine “nel prossimo futuro”. Per questo nel 2018 l’applicazione di gestione integrata dei rimpatri diventerà una nuova competenza di Frontex, l’Agenzia di guardia costiera e di frontiera dell’Ue. Gli Stati membri saranno chiamati a fornire relazioni periodiche e aggiornate sulle loro necessità di rimpatrio e a collaborare con l’Agenzia per organizzare le operazioni di tali rimpatri. Quello che propone la Commissione, spiega Avramopoulos, è “creare un vero hub operativo europeo per i rimpatri in seno a Frontex”.