Bruxelles – “Il futuro dell’Europa dipende dalla Catalogna e l’Ue deve rendersi conto che in qui si stanno violando diritti fondamentali come la libertà di espressione, di informazione e di riunione, diritti che lo stesso trattato sull’Unione europea riconosce e garantisce all’articolo 2”. Carme Forcadell non fa sconti. La presidente del Parlamento catalano, ieri a Bruxelles per ricevere il premio Coppieters, ha criticato duramente la Commissione europea per il suo silenzio nella questione catalana. “L’Europa è fatta da Stati che si difendono l’un l’altro ma davvero continuerà a non dire nulla contro la repressione, a guardare dall’altra parte, ad ignorare le aspirazioni del popolo catalano?”, ha chiesto Forcadell con tono provocatorio. A suo giudizio, il referendum di domenica non è più una scelta a favore o contro l’indipendenza della regione, bensì una battaglia democratica. “Mentre sono qui che parlo, un’altra persona potrebbe essere spiata o arrestata, un altro sito potrebbe essere chiuso”, ha detto la presidente che è scesa in piazza insieme ai manifestanti per protestare contro l’oscuramento di circa 140 pagine Internet dedicate al referendum. “Un evento storico”, secondo Eduard Martin Lineros, direttore della piattaforma Cat.Foundation che gestisce i domini catalani.
Forcadell non è l’unica a pensare che democrazia ed uguaglianza sociale siano a rischio. Ne è convinto anche Xabier Macias, presidente del Centro di ricerca politica Mauritius Coppieters, che ha premiato la presidente per il suo impegno in difesa della cultura catalana e del diritto all’autodeterminazione. “Una tale violazione dei diritti umani non si vedeva dai tempi di Franco”, ha detto Macias sottolineando che il riconoscimento Coppieters vuole anche “denunciare le misure coercitive che pendono su alcuni catalani, colpevoli di portare avanti il mandato elettorale democratico dato loro dal popolo catalano con una maggioranza assoluta”.
“Mauritius Coppieters era un collega di partito e un grande sostenitore di una visione comune per le Fiandre. Riconosco molti dei suoi e dei miei ideali fiamminghi nella tua lotta”, ha detto il presidente del Parlamento fiammingo Jan Peumans congratulandosi con Forcadell per la sua vittoria. “I confini degli Stati sono stati decisi in maniera arbitraria, hanno portato alla divisione di persone appartenenti allo stesso gruppo culturale e alla soppressione delle minoranze”. Peumans vede nella questione catalana un’opportunità per tornare a parlare dell’emancipazione delle Fiandre anche se “la reazione del governo spagnolo dimostra che alcuni Stati non sono ancora pronti ad andare nella nuova direzione che il nostro continente ha preso nel ventunesimo secolo”.
Le proteste di Barcellona hanno ridato vita anche alle istanze indipendentiste del Galles. “Ora non abbiamo la maggioranza per sostenere il nostro diritto all’autodeterminazione ma tu Carme, sei un esempio per noi, un motivo per andare avanti”, ha esclamato la parlamentare europea Jill Evans, esponente del partito gallese nazionalista Plaid Cymru, durante la cerimonia di premiazione. “Noi siamo la voce della libertà, noi siamo coloro che più di tutti possono rappresentare la diversità di cui l’Ue vuole farsi tanto promotrice. In Catalogna stiamo assistendo a un cambiamento positivo, un cambiamento voluto dalle persone, dai giovani”, ha detto Evans.
In Spagna, intanto, continuano a ripetere che non c’è nessuna repressione, nessuna violazione dei diritti umani, nessuna operazione di spionaggio a danno dei secessionisti. I socialisti, i popolari e il partito Ciudadanos dicono che i catalani vogliono passare da vittime ribadiscono che il referendum è illegale. La Guardia Civil, la polizia nazionale spagnola, è pronta a schierare altri agenti per impedire l’apertura dei seggi domenica prossima ma i secessionisti giurano che voteranno, in un modo o nell’altro. “Migliaia di persone sono scese in strada e non è mai successo niente. Abbiamo sempre respinto la violenza e continueremo a farlo”, ha detto Forcadell. “Noi vogliamo votare ma vogliamo il dialogo, quello che il governo ha sempre respinto facendoci vivere per ben sette anni in una sorta di limbo. Limbo sì, perché il trattato sull’autonomia votato dai catalani non è mai stato ratificato”. Nel frattempo, il premier Mariano Rajoy ha fatto sapere che questo weekend non andrà a Tallinn dove è previsto un Consiglio europeo informale.
Fonti qualificate del Partito popolare europeo (Ppe) sostengono di non aver mai fatto muro contro i catalani. Ci sarebbero state, e continuerebbero ad esserci, nel Parlamento spagnolo, discussioni sull’indipendenza della regione e possibili modifiche alla costituzione che permetterebbero la convocazione di un referendum. Questo dovrebbe però ricalcare il modello scozzese ed essere cioè frutto di un accordo tra i due parlamenti, quello nazionale e quello catalano e ancor prima, frutto di un accordo tra parlamentari catalani. Quando questo referendum è stato approvato, la metà di questi ultimi è uscita dalla Camera catalana in segno di protesta.