La cancelliera Angela Merkel nel suo primo mandato nel 2005 governò con i socialdemocratici. Che furono fagocitati dall’alleanza e persero le elezioni successive. Al secondo mandato nel 2009 governò con i liberali. Che furono fagocitati dall’alleanza e persero le elezioni successive. Al terzo mandato nel 2013 fece ancora un’alleanza con l’Spd, che è stata fagocitata alle elezioni successive.
Secondo calcoli eseguiti da esperti tedeschi, dalla sua prima elezione a quella di domenica scorsa la Cdu/Csu ha perso tra l’1,2 e il 2,3 per cento (il calcolo è variabile a seconda che si contino i collegi, i voti di partito o i seggi in Parlamento), in 12 anni. Quasi niente, nonostante alti e bassi (più della Csu che della Cdu).
In Germania è entrato in parlamento un partito di estrema destra, l’Afd, che ha conquistato un po’ meno del 13 per cento dei voti. Il che vuol dire che oltre l’87 per cento dei tedeschi ha votato per i partiti tradizionali.
I partiti tradizionali, con qualche riserva sui liberali, sono tutti schiettamente europeisti, il che porta il partiti schiettamente europeisti ad essere oltre il 75 per cento del totale rappresentato in Parlamento.
Dunque cosa c’è di nuovo? Perché, soprattutto in Italia, si presenta la situazione come se ci fosse un novello Hitler alle porte del Bundestag? Di nuovo c’è molto, ma non quello che si racconta.
E’ vero, un partito di estrema destra, con forti venature neo-naziste, è entrato in Parlamento per la prima volta, e questo, anche perché si parla di Germania, preoccupa molti. Però la Germania è un Paese europeo, non è fuori dal mondo: i fenomeni che percorrono l’Unione non le sono estranei. Se in altri Paesi però nuove e meno nuove forze di estrema destra sostengono i governi, o in qualche caso ci sono dentro, o competono per la presidenza della repubblica, come in Francia, in Germania, per ora, sono una netta minoranza, non in grado di influenzare le politiche del governo, a meno che esso stesso non voglia farsi influenzare.
Come qualche osservatore più acuto ha spiegato il problema per un prossimo governo, potrebbe essere la presenza dei liberali, rimasti fuori per la prima volta dal Parlamento nel 2013 ed ora rientrati alla grande. Loro sì sono una forza che ha molte riserve sull’integrazione europea, e che se entrasse al governo potrebbe esercitare un’azione di freno considerevole. Lì sta il problema, che probabilmente, se l’Spd confermerà il suo abbandono della Grande Coalizione, imporrà politiche molto complesse, un po’ schizoidi forse, al nuovo governo di Merkel, che dovrà allearsi anche con i Verdi per avere una maggioranza.
Certo, vuol dire che in Germania c’è stato uno spostamento verso una destra anche più radicale della Csu bavarese, e dunque le politiche del governo non potranno che trarne le conseguenze. Ma stiamo parlando di forze democratiche, storiche nel panorama tedesco, non assimilabili a movimenti “populisti” (che poi anche questo termine andrebbe usato con più prudenza e specificità) o di destra estrema o ancora “vicine ai neo-nazisti”.