Bruxelles – L’Italia punta all’Agenzia europea per il farmaco (Ema), perché ha veramente le carte in tavola per portarla su suolo nazionale. “E’ in pole-position”, sostiene il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, talmente sicura che non ha problemi a sbilanciarsi. Sono alte, “molto alte”, le possibiltà che Milano possa battere la concorrenza (Amsterdam, Atene, Barcellona, Bonn, Bratislava, Bruxelles, Bucarest, Copenhagen, Dublino, Helsinki, Lille, Porto, Sofia, Stoccolma, Malta, Vienna, Varsavia e Zagabria) per la nuova sede dell’Ema, da trasferire da Londra per effetto della Brexit. Se si guarda al solo dossier in quanto tale “siamo al 100%” delle possibilità di rispetto dei criteri. Per questo governo ed Enti locali hanno deciso di portare la candidatura di Milano a Bruxelles. “Fare squadra” è la parola d’ordine per cercare di poter vincere, perché “ci sono elementi politici” in questa partita, di cui Lorenzin, e non solo lei, è perfettamente consapevole.
Lo sa bene anche Sandro Gozi. Il sottosegretario per gli Affari europei non nasconde che “alcune delegazioni vorranno lavorare su un criterio geo-politico”. Qui, allora, tutto potrebbe cambiare. La conferenza per ‘Ema Milano’ organizzata a Bruxelles riunisce non a caso anche Patrizia Toia ed Elisabetta Gardini, i capi delegazioni di Pd e Forza Italia in Parlamento europeo. Proprio per fare squadra, a livello politico, in un ambiente comunitario dove alla fine la politica conterà più del previsto. Avere sostegno bipartisan in Parlamento Ue diventa allora strategico. “Siamo in pole-position, ma ovviamente la gara va combattuta”, rimarca Lorenzin. Governo ed enti locali sono qui per questo.
Anche in Lombardia sono convinti che alla fine il lato politico della questione Ema conterà. Il primo cittadino di Milano, Beppe Sala, lo dice chiaro e tondo. “Il nostro timore è che prevalga qualche inciucio politico”, una cosa che si intende scongiurare. Anche perché “la nostra proposta è straordinaria”, e svilirla per questioni non di merito sarebbe oltre modo un peccato, oltre che una beffa. Sulla stesa linea il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, il cui auspicio è che la decisione sull’assegnazione dell’Ema “sia presa sulla base di motivazioni tecniche e non sulla base di altre motivazioni”. Segno che la partita non sarà proprio del tutto tecnica. Tutti, però, sono convinti che l’Italia possa offrire una vera risposta europea, come sintetizza Gozi. “Se vince Milano, vince innanzitutto l’Ema”, perché, spiega, in ottica Brexit “si garantisce che possa chiudere i battenti venerdì a Londra e riaprirli lunedì a Milano”. In secondo luogo vincono i milanesi e l’economia locale, “in terzo luogo vince il mercato unico”.