Roma – Potrebbero volerci anche un paio di mesi, in Germania, prima di formare il nuovo governo. È anche per questo che in pochi, tra i leader e gli esponenti politici italiani, hanno commentato l’esito del voto. Alcuni, i più taciturni, temono possa trasformarsi in una battuta d’arresto per l’integrazione europea, che su certi temi, dai migranti alla condivisione dei rischi in campo finanziario, già faceva fatica ad avanzare. Altri ostentano ottimismo e, non si sa quanto realmente convinti, prevedono addirittura l’accelerazione verso un’Europa più unita.
A livello istituzionale, sono alcuni ministri ad essersi espressi. Il titolare degli Esteri, Angelino Alfano, fa gli “auguri ad Angela Merkel” e finge di ignorare l’avanzata dell’estrema destra, costata non pochi parlamentari al partito dell’attuale cancelliera. “Ancora una volta la Germania ha scelto i popolari e non i populisti”, chiosa Alfano.
La titolare della Difesa, Roberta Pinotti, registra la “flessione” della formazione di Merkel, ma ritiene ci sia “un’ampia possibilità di formare un governo stabile”. A suo avviso non c’è pericolo per il percorso europeo, perché “l’Europeismo della Germania non verrà meno” e, “anzi, credo ci sarà una spinta ulteriore al processo” di integrazione. Per Pinotti, “la costruzione della difesa e della sicurezza comuni sarà il primo passaggio per un’Europa più coesa e più forte”.
Anche il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, sceglie il bicchiere mezzo pieno. Sembra consapevole delle difficoltà che si aprono adesso, con Merkel che per recuperare l’emorragia di voti finiti all’Afd sarà probabilmente costretta a delle posizioni più dure nei confronti dei paesi del Mediterraneo. Tuttavia, per Calenda, “questo può essere il mandato più europeista della cancelliera, che ha contribuito a tenere in piedi l’Europa ma non è riuscita a vincere le resistenze interne e lanciare un’agenda di crescita e sviluppo”. L’esponente dell’esecutivo confida che anche questa potenziale difficoltà si trasformi in “un’occasione straordinaria” per cambiare l’Ue. “Insieme con tedeschi, francesi e spagnoli”, indica il ministro, “dobbiamo impegnarci a ragionare sui contorni di un’Europa che, così com’è, non tiene nel lungo periodo”.
Sul fronte 5 Stelle, in linea con il progressivo ammorbidimento della linea sull’Europa, latitano le reazioni al voto e in particolare al successo dell’Afd. Sono il tandem Matteo Salvini e Giorgia Meloni a esultare. Il leader della Lega, in particolare, rimarca solo una differenza tra la propria formazione e quella dell’estrema destra tedesca, con la quale si congratula per lo “storico successo”. “Anche noi prenderemo tanti voti”, profetizza Salvini, “ma a differenza dell’Afd, noi andremo al governo”.
È, infine, il Pd la forza più spiazzata da questo risultato tedesco. Il principale partito di maggioranza rischia di trovarsi un interlocutore più ostico in Europa, e proprio nel bel mezzo della campagna elettorale per le politiche del prossimo anno. E se ciò non bastasse, le urne in Germania gettano un’ombra anche sul dopo voto italiano. Mostrano, infatti, che una coalizione tra destra e sinistra moderate in nome della responsabilità, che al momento sembra essere la prospettiva più probabile in Italia, porta frutti appassiti e fa più male ai socialisti.
Non è un caso, quindi, se le parole del presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, arrivano solo nel pomeriggio per dire che “non sfuggono le indsidie e le difficoltà” evidenziate dal voto tedesco, anche se il premier continua a confidare “nell’impegno di Angela Merkel” perché il percorso comune possa procedere.