Bruxelles – L’Ue procede verso la mobilità a zero emissioni e l’industria dei trasporti spinge sull’auto elettrica come protagonista del futuro in Europa. Aziende leader e tecnici del settore, riuniti a Bruxelles, si sono dedicati ad ampie discussioni sulla tecnologia delle celle a combustibile, ovvero dell’alimentazione a idrogeno dei motori. Tante sono le potenzialità da poter sfruttare, così come, ancora, numerosi sono gli ostacoli da superare per arrivare al lancio della produzione e all’utilizzo di massa della auto elettriche a idrogeno.
La tecnologia, di fatto, c’è. E a dimostrazione di ciò sono i sette modelli di vetture a idrogeno di diverse case automobilistiche (Mercedes, Audi, Bmw, Toyota, Honda, Hyundai e Renault) che sono stati presentati durante l’evento “Hydrogen for Clean Transport” sponsorizzato dalla Commissione europea. Ciò che manca ancora, invece, è un intervento di spinta del mercato da parte dei poteri pubblici sia nazionali che europei, con misure e incentivi finalizzati anche alla costruzione delle infrastrutture di rifornimento necessarie.
Le celle a combustibile (“fuel cells”) producono elettricità direttamente dall’idrogeno che, rispetto a batterie e accumulatori elettrici, ha i vantaggi di richiedere soltanto pochi minuti per il rifornimento e di garantire una maggiore autonomia. I due tipi di auto elettrica, tuttavia, come è stato osservato dagli esperti del settore, sono complementari e non in competizione fra loro. Se le auto a batteria sono perfette nel traffico urbano, le vetture a celle combustibile, dall’altro lato, risultano più adeguate per compiere tragitti più lunghi, per i mezzi pesanti e per il trasporto di merci.
Ma se, come già detto, la tecnologia è pronta, a dominare la scena è l’attesa delle parti in gioco, con i produttori di autovetture da una parte, e i costruttori delle infrastrutture di rifornimento dall’altra, che non hanno intenzione di muovere il primo passo, almeno non da soli. Se i primi si rifiutano di avviare la produzione di massa in assenza di stazioni di rifornimento di idrogeno innervate sulla rete stradale europea, gli altri, invece, sono frenati dalla paura di perdere gli investimenti in stazioni di rifornimento che, in assenza di un numero sufficiente di auto, sarebbero poco utilizzate e non remunerative.
Dopo anni di immobilismo, tuttavia, le prospettive oggi sembrano migliori, visto non solo il successo che cominciano ad avere i modelli elettrici e ibridi – nonostante i prezzi siano ancora piuttosto alti a causa della bassa produzione – ma anche gli importanti progressi tecnologici nel settore. Per fare un esempio, la Daimler rivendica una riduzione del 90% della quantità di platino necessaria a far funzionare le celle a combustibile. Oltre a ciò, a pesare molto sulle nuove tendenze, è la rinnovata enfasi su questioni come l’innovazione e l’eco-sostenibilità, in particolare dopo lo scandalo Dieselgate/Volkswagen e l’accordo di Parigi sul clima.
Anche Bruxelles sembra intenzionata a voler contribuire concretamente a mettere un punto risolutivo all’immobilismo che impedisce al mercato di espandersi. La Commissione europea, a novembre, presenterà infatti un pacchetto sulla mobilità sostenibile, che potrebbe contenere non poche spinte e incentivi a favore dell’auto elettrica e a idrogeno, oltre a un piano strategico per la costruzione delle infrastrutture per la ricarica e il rifornimento dei nuovi veicoli a zero emissioni.
Unica nota negativa delle prospettive promettenti discusse a Bruxelles? Per ora, almeno, l’assenza della grande industria italiana.