Migrazioni. Il viaggio in poesia di Eunews prosegue con una poesia che inneggia al tema del viaggio in ogni sua sfaccettatura. Questo componimento del teologo e poeta persiano Gialal al-Din Rumi, fondatore della confraternita sufi dei “dervisci rotanti” (Mevlevi) e considerato il massimo poeta mistico della letteratura persiana, esalta il viaggio sia nella sua accezione materiale sia nella sua accezione spirituale. Per quanto concerne il viaggio concreto, il poeta lo fa risalire, nelle prime quattro strofe, ad elementi inanimati, ossia l’albero che, se potesse muoversi, si sottrarrebbe all’abbattimento, il sole che, se la Terra non ruotasse intorno ad esso, non illuminerebbe il mondo all’aurora, l’acqua marina che, se non evaporasse, non consentirebbe alle precipitazioni di irrigare i giardini, e la goccia che si trasfigura in una perla.
Nella seconda metà del componimento, negli ultimi quattro distici, Rumi propone il duplice tema del viaggio concreto compiuto da uomini, il patriarca Giuseppe, figlio prediletto di Giacobbe, e da Maometto che parte alla volta di Medina per ottenere la sovranità, e del viaggio spirituale, a proposito del quale il poeta esorta l’uomo a scegliere, anche se non si dispone di gambe per camminare, di intraprendere il viaggio in se stesso, in quanto, nel momento in cui ci si appresta ad errare tra i meandri della propria anima, la terra si tramuta in oro. Il senso di tale delicato ed allegorico componimento è da riferirsi all’accezione che Rumi intende attribuire al tutt’uno costituito da natura e uomo, elementi di un immenso ed unico universo in moto perpetuo, alla cui danza cosmica ogni cosa prende parte. Il poeta invita gli uomini ad essere felici, in quanto è nella capacità di essere felici che risiede la verità e tale verità consiste nell’essere tutt’uno con il progetto dell’anima che l’Universo sta cercando di realizzare attraverso di noi, nonché nell’assecondare i desideri custoditi nel nostro cuore.
Viaggio
Gialal al-Din Rumi
Poesie Mistiche, Libro III, n. 39
Se l’albero potesse muoversi, e avesse i piedi ed ali
non penerebbe segato né soffrirebbe ferite d’accetta.
E se il sole non viaggiasse con piedi ed ali ogni notte
come potrebbe illuminarsi il mondo all’aurora?
E se l’acqua amara non salisse dal mare nel cielo
come avverrebbe vita nuova il giardino con pioggia e ruscelli?
Partì la goccia della patria e tornò
trovò la conchiglia e divenne una perla.
Non partì Giuseppe in viaggio dando l’addio al padre
piangente?
E Muhammad non partì forse in viaggio verso Medina,
e sovranità ottenne, e fu re su cento paesi?
Anche se tu non hai piedi, scegli di viaggiare in te stesso
come miniera di rubini sii aperto all’influsso dei raggi del sole.
O uomo! Viaggia da te stesso in te stesso,
ché da simile viaggio la terra diventa purissimo oro.