Oggi, Migrazioni. Il viaggio in poesia di Eunews riprende alcuni versi scritti dal matematico, filosofo e poeta persiano Omar Khayyam. Vissuto tra il 1084 e il 1131, il poeta ha assistito all’invasione della Siria, della Mesopotamia e della Persia da parte della dinastia turca dei Selgiuchidi. In questi versi egli si interroga sull’utilità che ha nel cosmo, il venire e l’andare dell’uomo, chiedendo al saggio il senso del suo “cianciare” sulle origini del mondo visto che tanto l’uomo è destinato a lasciarlo.
OMAR KHAYYAM
Quartine
19
Dal nostro venire ed andare che utile viene nel cosmo’
Dell’ordito di nostra Speranza, dov’è, dov’è mai la trama?
Tante membra gentili di belle fanciulle nel mondo
Bruciano e si fan terra. Ma dove, dove n’è il fumo?
97
Il Cerchio che tutto compone il nostro andare e venire
Non si vede dove cominci, né dove abbia la fine.
Non un solo verbo di Vero, su questo, disse nessuno:
Nessuno sa donde sia il venir nostro, dove l’andare.
104
Poiché il nostro stare nel tempo non sarà per lunga stagione,
Peccato gravissimo è quello di star senza vino né amica.
Fin quando ciancerai tu, o Savio, di mondo creato o incerto?
Se debbo lasciarlo, che importa che creato o eterno sia il mondo?