Bruxelles – I controlli alle frontiere interne dell’Ue vanno mantenuti. Di questo ne sono convinti Francia, Germania e Austria, che insieme a Danimarca e Norvegia hanno chiesto una modifica al codice di frontiera Schengen per prolungare i controlli introdotti in seguito agli attacchi terroristici o a causa della crisi migratoria. Allo stato attuale, secondo le regole in vigore, tutti i controlli temporanei reintrodotti alle frontiere interne da Parigi, Berlino e Vienna dovrebbero essere rimossi il prossimo novembre ma secondo i cinque Paesi, il periodo massimo di due anni oltre il quale non è più possibile ottenere proroghe, non è adeguato “alla natura di lungo termine e alla gravità della minaccia terroristica”. Per questo, lo scorso 5 settembre, è arrivata la richiesta contenuta in un “non paper” in cui i 5 chiedono di modificare il codice Schengen, per poter mantenere i controlli per altri due anni.
“Da qui a novembre c’è tempo”, ha affermato il ministro dell’Interno tedesco Thomas de Maiziere prima dell’inizio della riunione con gli altri ministri dell’Interno europei prevista oggi a Bruxelles. “Fino a quando le frontiere esterne non saranno sicure abbastanza, serviranno i controlli a quelle interne”, ha dichiarato il ministro esprimendo anche un certo scetticismo sull’ingresso nell’area Schengen di Bulgaria e Romania che invece è stato sollecitato ieri dal presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker nel suo discorso sullo Stato dell’Unione.
Dello stesso parere il ministro dell’Interno francese Gerard Collomb che ha tenuto a ribadire che la questione del terrorismo, nel suo Paese è ancora “acuta” e il fenomeno è di tipo “transfrontaliero”. Per questo, ha affermato Collomb: “Dobbiamo avere i mezzi per controllare le frontiere”. “Penso che l’idea, originariamente sostenuta da un pugno di Paesi, oggi trovi l’assenso di molti Stati”, ha riferito Coulomb al termine del Consiglio, dicendosi convinto che “sarà accolta favorevolmente”. Sulla stessa linea il collega Austriaco, Wolfgang Sobotka, secondo il quale i controlli sono “necessari” per monitorare all’interno del territorio dell’Unione i movimenti di “migranti, radicalizzati e terroristi”.
Contrario alle idee dei tre, si è mostrato invece il ministro degli Interni slovacco, Robert Kalinak, che pensa sia “necessario interrompere i controlli”. Secondo Kalinak, le richieste avanzate dai colleghi che spingono per un prolungamento dello stato attuale delle cose, sarebbero il frutto di una “necessità politica” piuttosto che di una “reale necessità”.
E sulla questione si è espresso anche il commissario europeo per le Migrazioni, Dimitris Avrampoulos, secondo il quale “le principali e giustificate ragioni per prorogare i controlli alle frontiere interne non ci sono più”. “Credo sia il momento di ritornare al funzionamento normale di Schengen”, ha affermato il commissario annunciando che la Commissione presenterà nel corso delle prossime settimane una proposta per aggiornare il codice Schengen. Convinto sul fatto che i controlli alle frontiere introdotti a causa della pressione migratoria nel Mediterraneo orientale debbano terminare in novembre, il commissario ha infatti riconosciuto che “negli ultimi anni sono emerse nuove sfide alla sicurezza, come dimostrato dai recenti attacchi di Barcellona e Turku” e l’attuale codice di frontiera Schengen “può non essere adatto ad affrontarle”.