Roma – “La discussione sui trattati Schengen, che si è aperta per motivi di terrorismo e sicurezza, è un’ottima occasione per porre sul tavolo la modifica dei regolamenti di Dublino: non si può modificare uno lasciando invariato l’altro”. In visita ufficiale al suo omologo greco Alexis Tsipras, il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, rilancia la necessità di cambiare le regole sull’asilo, per non “lasciare tutto sulle spalle dei Paesi di primo arrivo”, e la lega al dibattito sulle modifiche alla libera circolazione.
Con la splendida cornice del mare di Corfù alle spalle, l’inquilino di Palazzo Chigi coglie l’occasione per ribadire il proprio apprezzamento per il discorso sullo stato dell’Unione pronunciato ieri dal presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker. Il capo dell’esecutivo comunitario “ha fatto un discorso importante al Parlamento Ue, anche ambizioso dal punto di vista della prospettiva e dell’architettura europea”. Fare un passo avanti sull’architettura, tuttavia, per Gentiloni richiede “coraggio e molto lavoro”, ma anche “anche politiche più avanzate”. Oltre a quelle sull’immigrazione, l’esponente del Pd si riferisce anche a quelle economiche, che devono “puntare su crescita, investimenti e competitività europea”.
In merito alle proposte avanzate da Juncker, Gentiloni si sofferma su quella di istituire un ministro dell’Economia e delle finanze dell’Eurozona. “Noi siamo favorevoli, siamo stati tra i primi a proporre una soluzione del genere”, sottolinea mettendo però le mani avanti: prima bisogna “capire qual è il meccanismo democratico a cui risponde questo nuovo responsabile europeo e bisogna vedere le intenzioni politiche”, che animano la decisione di dare vita a questa figura.
Anche Tzipras concorda sulla necessità del ministro economico per l’Area euro, che “non deve avere solo un ruolo di controllo o di sanzioni verso coloro che non rispettano le regole”, indica, ma “deve studiare gli squilibri strutturali dei Paesi membri e avere gli strumenti per correggerli e per promuovere una politica di convergenza”. Il greco poi rilancia, mettendo sul piatto la proposta di istituire “anche un ministro europeo per la coesione sociale, perché non abbiamo bisogno soltanto di una politica economica ma anche di tradurla in realtà” per i cittadini.