Bruxelles – Stretta dell’Ue sui controlli agli investimenti stranieri. Nel suo discorso sullo Stato dell’Unione, il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha annunciato, come atteso, la volontà di stabilire un quadro europeo per il controllo degli investimenti provenienti dall’estero. “Non siamo ingenui sostenitori del libero commercio” ha affermato Juncker, sostenendo che l’Europa ha il “dovere di difendere i propri interessi strategici”. Libero scambio sì, dunque, ma non senza controlli intesi a evitare danni all’economia europea e alla sicurezza della collettività.
Su questo punto aveva insistito non poco l’Italia, che lo scorso febbraio, insieme a Francia e Germania, aveva cercato di alimentare un dibattito a livello europeo. Lo scopo finale era di stabilire una base giuridica per dare la possibilità agli Stati membri di intervenire nel caso di investimenti stranieri in settori o attività strategiche e, in particolare, nel caso ad effettuarli siano imprese statali.
“Se una compagnia straniera di Stato vuole comprare un porto europeo, parte delle nostre infrastrutture energetiche o una società di tecnologie, ciò dovrebbe avvenire in modo del tutto trasparente, e sulla base di analisi e discussioni approfondite”, ha dichiarato Juncker, sostenendo le posizioni di Roma, Parigi e Berlino e affermando che “sapere cosa succede nel giardino di casa”, non solo è una “responsabilità politica”, ma un fattore fondamentale per garantire la “sicurezza collettiva laddove risulta necessario”.
Inutile dire che alle parole del presidente dell’esecutivo europeo sono seguite le reazioni positive da parte dei tre Paesi, tra cui quella del ministro italiano per lo Sviluppo economico, Carlo Calenda, che ha definito la proposta avanzata da Juncker un “passo importante nello sviluppo della politica commerciale dell’Ue”. “Senza dubbio noi siamo il più grande destinatario di investimenti diretti esteri, siamo orgogliosi di esserlo e vogliamo consolidare questa leadership”, ha affermato Calenda sottolineando come, allo stesso tempo, “è evidente che gli investimenti provenienti da paesi terzi sono sempre più destinati ai settori strategici dell’Europa”. “Oggi” – ha concluso il ministro – stiamo dando le prime risposte a questa questione delicata di cui l’Ue dovrebbe occuparsi per proteggere gli interessi delle sue imprese e dei suoi cittadini”.
Parole di sostegno al presidente Juncker sono arrivate anche da Parigi e Berlino. “Gli investimenti esteri sono di nostro interesse quando rispettano le regole di mercato – ha fatto sapere il ministro degli Affari economici tedesco, Brigitte Zypries – tuttavia, è necessario impedire che altri Stati si approfittino dell’apertura dei nostri mercati, mettendo a rischio le nostre imprese”. “Gli investimenti sono un motore essenziale per la crescita economica”, ha invece ricordato il ministro dell’Economia e delle Finanze francese, Bruno Le Maire, che ha insistito sull’importanza di creare “una concorrenza più leale e regole uniformi a livello globale”.