Bruxelles – Tolleranza zero per la violenza contro le donne. Questo è il messaggio lanciato oggi dal Parlamento europeo, che ha chiesto ai governi degli Stati membri di passare dalle parole ai fatti. “Stiamo parlando di violenza domestica, abuso sessuale, stupro, omicidi, mutilazioni genitali femminili, matrimoni in età infantile e tutte le altre forme di violenza che colpiscono donne e bambine”, ha spiegato Anna Maria Corazza Bildt (Ppe), relatrice per il Parlamento della risoluzione approvata dagli eurodeputati a larga maggioranza con 489 voti a favore, 114 contrari e 69 astensioni.
Mentre in Italia continuano le polemiche sugli ultimi casi di violenze verificatisi a Rimini, Roma e Firenze, il Parlamento prende una posizione ferma e, accogliendo positivamente la firma del trattato di adesione dell’Ue alla Convenzione di Istanbul, avvenuta il 13 giugno scorso, chiede agli Stati membri di accelerare i processi di ratifica ed entrata in vigore della stessa. La Convenzione assicura che nulla può giustificare gli atti di violenza perpetrati contro le donne: non la cultura, non la religione e nemmeno le tradizioni o l’”onore”. E oltre a ciò, gli Stati sono chiamati ad adottare misure per contrastare le nuove forme di violenza su internet e sui social media e per proteggere le vittime di questi abusi che, come si è visto accadere anche nel nostro paese, sono spesso portate al suicidio.
“Continuerò ad impegnarmi per mantenere la violenza contro le donne tra le priorità dell’Agenda europea”, ha dichiarato Bildt, sostenuta dalla collega Christine Revault d’Allonnes-Bonnefoy (S&D). “Il 33% delle donne europee sono state vittime di violenza fisica, psicologica o violenza sessuale e soltanto in Francia, una donna viene uccisa dal partner ogni tre giorni”, ha specificato la socialista affermando che “questa situazione non è più tollerabile e la violenza di genere deve cessare una volta per tutte”.
Il via libera dato da Strasburgo è un passo necessario per arrivare all’adesione formale dell’Ue alla Convenzione di Istanbul che richiede, ora, l’adozione di una decisione da parte del Consiglio.