Bruxelles – Il Regno Unito si è offerto di condividere le ambasciate con l’Europa e di mettere a disposizione degli Stati membri informazioni riservate, soldi e militari anche dopo la Brexit. Il tutto per ottenere due risultati: un fronte comune contro il terrorismo e, soprattutto, concessioni in ambito economico.
La notizia è arrivata con la pubblicazione di un position paper che alcuni analisti non hanno tardato a definire un vero e proprio “ricatto”. Quello britannico, accusano, è un dare per ricevere e non ci sarà nessuna collaborazione in tema di difesa se il Paese non riuscirà a strappare un buon accordo dal punto di vista economico.
Il ministro della difesa Sir Michael Fallon pensa che queste critiche siano assurde. “Ma quale minaccia, la nostra è una strategia di negoziazione”, ha detto Fallon alla BBC. “Quello che stiamo facendo, e che tutti ci chiedono di fare, è spiegare la nostra idea di partnership con l’Unione europea dopo la Brexit. Il Regno Unito vuole combattere il terrorismo e crede profondamente negli stessi valori dell’Unione europea: la pace, la democrazia, la libertà e lo stato di diritto”, ha aggiunto.
Il Regno Unito vuole collaborare alla difesa europea non solo dal punto di vista informatico e operativo, ma anche da quello strategico. Secondo quanto si legge nel position paper, il paese e l’Unione europea “dovrebbero consultarsi regolarmente sulla politica estera e di sicurezza con la possibilità di adottare una posizione comune”, per esempio sulle sanzioni da applicare a stati terzi. Il documento non esclude poi la possibilità, presentata dall’ex ministro degli esteri Lord Hague, che i britannici continuino a sedere nel comitato della politica e della sicurezza. L’organo è il più importante in tema di politica estera dopo il Consiglio europeo affari esteri dal quale il Regno Unito verrà estromesso con la Brexit.
L’uscita dall’Europa non impedirà, invece, ai britannici di continuare a sostenere finanziariamente la nascita di un fondo comune europeo per la difesa. Il Paese non è uno dei contribuenti più convinti ma, al momento, copre il 15% del bilancio degli aiuti europei oltreoceano e gli esperti non hanno escluso che possa continuare a ricoprire un ruolo chiave con le negoziazioni su un nuovo budget per lo sviluppo europeo dopo il 2020. Secondo il Guardian, la mossa servirebbe soprattutto a tranquillizzare l’industria della difesa britannica che teme di uscire dal mercato a causa di una maggiore cooperazione franco-tedesca post Brexit.