Bruxelles – I deputati italiani conquistano sempre maggiore influenza nel Parlamento europeo. VoteWatch, un osservatorio sulle istituzioni Ue, mette tre dei nostri parlamentari nella classifica delle 5 posizioni chiave di Strasburgo. Si tratta di Antonio Tajani di Forza Italia, Gianni Pittella e Roberto Gualtieri del Pd. Per quanto riguarda Tajani, naturalmente, VoteWatch motiva la scelta con il fatto che l’ex commissario “esercita la maggiore influenza in virtù del suo ruolo chiave come capo dell’istituzione”. Subito dopo di lui ci sono il capogruppo dei popolari, Manfred Weber, e poi quello dei socialisti Pittella, che “sono anche membri delle più grandi delegazioni nazionali all’interno dei loro gruppi e i loro partiti sono attualmente al governo in Germania e in Italia”. Il quarto più influente è il belga Guy Verhofstadt, presidente del gruppo liberali Alde nonché rappresentante del Parlamento per i negoziati Brexit e infine Gualtieri che “è il numero cinque, grazie al suo ruolo di presidente della Commissione affari economici e monetari, nonché all’elevato numero di relazioni e rapporti stilati sulla politica economica”.
Anche guardando al quadro generale gli Italiani, afferma VoteWatch, “hanno guadagnato la maggiore influenza” rispetto a un anno fa mentre i britannici, che si avviano verso la Brexit, sono quelli che ne hanno persa di più ed ora “pesano quanto i polacchi, nonostante quella di questi ultimi sia una delegazione molto meno numerosa”, sottolinea l’organizzazione.
Le due nazioni più potenti sono, secondo lo studio, Italia e Germania, una cosa dovuta in parte alla maggiore presenza di deputati di questi Paesi (i deputati sono in numero proporzionale alla popolazione), ma non solo. Berlino e Roma “sembrano esercitare il più alto livello di influenza nel Parlamento europeo, più di altri grandi Paesi come la Francia, il Regno Unito o la Spagna”, e ciò “è spiegato principalmente per il fatto che la Germania ha la più grande delegazione nazionale del più grande gruppo politico, il Ppe, mentre l’Italia nei socialisti”, grazie all’ottima affermazione elettorale nel 2014 del Pd di Matteo Renzi, si legge nel report.