Roma – Una ferma condanna contro i test missilistici della Corea del Nord nell’oceano Pacifico, un appello per una maggiore cooperazione internazionale contro il terrorismo e, sul fronte europeo, un dialogo per creare uno zoccolo duro che prema per la riforma del regolamento di dublino sul diritto di asilo nell’Ue. Sono questi i principali risultati della mattinata di lavori della Conferenza dei presidenti di Parlamento dei Paesi del G7, ospitata a Montecitorio dalla presidente della Camera, Laura Boldrini, e alla quale cui ha partecipato anche il numero uno dell’Europarlamento, Antonio Tajani.
Sulle provocazioni di Pyongyang, la presidente della Camera ha annunciato la ferma e unanime condanna da parte della Conferenza, espressa con l’invito a “rafforzare gli sforzi diplomatici per mettere fine a questi pericolosi esperimenti e a questa escalation”. Per Tajani, si tratta di un messaggio che “certamente arriverà” a Kim Jong-un, il leader nord coreano, ma anche “alla Cina e alla Federazione russa” perché “contribuiscano alla soluzione di un caso che non vogliamo assolutamente precipiti”.
Per scongiurare l’escalation “non è escluso ci possano essere sanzioni mirate”, avverte il presidente del Parlamento europeo. “Non possiamo accettare si vada verso l’incremento della tensione, dove la violenza sembra prevalere sul buon senso”, aggiunge. Quindi, “useremo la forza per impedire la violenza”, tuona, precisando subito che si tratta della “forza della democrazia”. In mattinata l’Alta rappresentante per la Politica estera dell’Ue Federica Mogherini prima di una riunione a Tallinn aveva annunciato un passo europeo in questa direzione: “Proporrò ai ministri degli esteri di lavorare nei prossimi giorni di studiare nuove autonome misure dell’Unione europea”.
La condanna di Pyongyang viene ribadita anche dal presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni. Nel suo saluto rivolto alla Conferenza, l’inquilino di Palazzo Chigi sottolinea come, “al di là della minaccia a un Paese alleato e amico come il Giappone o la Corea del Sud”, la questione “interessa tutti noi” per un duplice motivo: perché rappresenta “una sfida alla non proliferazione”; e perché anche noi europei dobbiamo essere consapevoli che l’instabilità in quella regione ha conseguenze immediate anche per noi”.
Riguardo al tema principale della riunione, la lotta al terrorismo, dalla conferenza viene l’appello a mettere insieme le forze. “Difronte alla minaccia globale”, indica Boldrini, “dobbiamo dire basta alle gelosia nazionali”. Dunque serve “maggiore cooperazione nell’ambito giudiziario, investigativo, di intelligence, nel bloccare i fondi e le armi che arrivano ai terroristi”. E ancora il contrasto della “jihad digitale” che rappresenta “lo strumento attraverso cui il terrorismo riesce a reclutare” proseliti. Un fronte sul quale anche “le piattaforme digitali devono collaborare di più con le istituzioni”.
La Conferenza ha rappresentato anche l’occasione, per i componenti del G7 appartenenti all’Ue (o almeno per Germania, Italia e Francia che vogliono rimanerci), di confrontarsi per creare un fronte comune sulla revisione del regolamento di Dublino in materia di asilo. Il tedesco Norbert Lammert, alla domanda se ritenga siano maturi i tempi per una riforma, risponde: “Assolutamente sì, ne sono convinto”. Gli fa eco il collega francese, convinto anche lui che una gestione condivisa del fenomeno migratorio sia necessaria.
Sulle nuove regole europee per la protezione internazionale è già in atto un trilogo tra le istituzioni Ue avviato sulla proposta avanzata dalla Commissione. Tajani ricorda che il voto in commissione Libe è in calendario per il 12 ottobre, ed esprime l’auspicio che “la Plenaria possa votare il testo prima della fine dell’autunno”. Gli eurodeputati, spiega il loro presidente, approveranno la proposta “con dei correttivi che vanno più a tutela dei Paesi che ricevono migranti”.
L’esponente del Ppe si mostra poi ottimista su una possibile accelerazione del confronto con le altre istituzioni. “Le parole di Lammert, che seguono quelle della cancelliera Angela Merkel, mi fanno ben sperare anche sul fronte del Consiglio” europeo, dice Tajani rilevando che, “fino ad oggi, mentre Commissione e Parlamento erano particolarmente attive, abbiamo notato una certa lentezza da parte dell’altro organo”. Lentezza che deve essere combattuta, e per questo Tajani annuncia che il 20 settembre prossimo, in occasione dell’incontro con il presidente francese Emmanuel Macron, parlerà all’inquilino dell’Eliseo per “per sollecitare anche la Francia a dare il suo contributo per accelerazione dei tempi”.