Bruxelles – I produttori europei di pannelli solari sono sul piede di guerra contro la Commissione europea. L’accusa? aver avanzato un piano che prevede la riduzione dei prezzi minimi anti-dumping nel settore della manifattura fotovoltaica. I produttori, nello specifico, criticano la proposta della Commissione di ridurre di più del 30%, entro i prossimi 10 mesi, i prezzi minimi di importazione di celle e moduli solari di produzione cinese . Proposta avanzata nonostante le resistenze manifestate dai Paesi manifatturieri dell’Ue.
“I nuovi prezzi anti-dumping sono inferiori ai costi di produzione internazionali. E l’Ue sta di fatto trasformando in una farsa le sue stesse regole anti-dumping”, ha commentato Milan Nitzschke, presidente dell’associazione Eu ProSun. “La Commissione ha fallito nell’assicurare un’applicazione efficace delle regole anti-dumping sulle importazioni nel fotovoltaico negli ultimi quattro anni e ora sta abbassando i prezzi minimi” ha criticato Nitzschke, concludendo: “Al posto di sostenere l’industria fotovoltaica in europa, le politiche europee stanno facendo di tutto per consegnarla in mano ai cinesi”.
Nitzschke, oltre a spiegare che l’80% dei brevetti usati a livello internazionale sono europei o statunitensi, mentre la Cina non fa altro che “copiare”, ha chiarito che “l’abolizione delle misure anti-dumping (riducendo i prezzi, ndr) avrebbe effetti di portata marginale per i consumatori, ma disastrosi per i produttori”. Per questo, la manifattura fotovoltaica, oltre a rigettare le argomentazioni degli importatori, secondo i quali misure anti-dumping rallenterebbero lo sviluppo del fotovoltaico, ha chiesto all’esecutivo europeo di essere “realmente” protetta contro i prezzi cinesi, auspicando un cambio di direzione da parte di Bruxelles nel breve termine.