Bruxelles – “Preoccupazione” per i maltrattamenti fisici denunciati, per le condizioni delle sedi di polizia e dei carabinieri, e anche per l’eccessivo numero di detenuti rispetto alla capacità delle carceri, per non dire delle “riserve” sulla “contraddittoria” legge italiana contro la tortura. Il rapporto del Comitato del Consiglio d’Europa per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti (Cpt) pubblicato oggi dopo la sua visita periodica in Italia non è dei più lusinghieri.
Il Cpt rileva le misure recentemente istituite dalle autorità italiane per porre rimedio al sovraffollamento delle carceri, come anche l’ampia riforma della psichiatria legale, ed esamina su questa base le condizioni di vita delle persone private della loro libertà da parte delle forze dell’ordine e delle autorità penitenziarie, nonché delle persone sistemate in istituti psichiatrici in virtù di disposizioni del diritto penale. In relazione all’introduzione del reato di tortura nella legislazione penale italiana, il Comitato “esprime delle riserve circa la formulazione delle disposizioni pertinenti, dove rileva delle contraddizioni con le sue precedenti raccomandazioni, la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo e la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura del 1984”.
Il Comitato nel rapporto “esprime preoccupazioni in relazione alle accuse di maltrattamenti fisici inflitti ai detenuti da parte delle forze dell’ordine”, ed ha inoltre constatato “la carenza delle condizioni materiali in diverse questure della polizia e caserme dei Carabinieri”, restando particolarmente colpito dalle “cattive condizioni di detenzione” che da lungo tempo aveva segnalato nelle celle della questura di Firenze.
Nella relazione, il Comitato prende atto della riforma “senza precedenti” del sistema penitenziario intrapreso dalle autorità italiane dopo le sentenze del Consiglio d’Europa del 2013. Queste misure, riconosce il Cpt, “hanno determinato la diminuzione della popolazione carceraria di 11.000 detenuti e l’aumento della capacità delle prigioni di 2.500 posti nei tre anni precedenti la visita (2013-2015)”. Tuttavia, “la popolazione carceraria ha continuato ad aumentare dall’inizio del 2016, in gran parte a seguito di una maggiore ricorso alla detenzione, in particolare nei confronti di cittadini stranieri e il problema del sovraffollamento persiste”.
La “stragrande maggioranza” dei detenuti afferma il rapporto conferma di essere stata trattata correttamente, anche se vi sono accuse riguardanti il maltrattamento da parte del personale del carcere “in tutte le prigioni visitate, ad eccezione di Ascoli Piceno”. Gli episodi di violenza tra i prigionieri non sono infrequenti, “in particolare nelle carceri di Como e Sassari” e secondo il comitato “è necessaria una maggiore vigilanza da parte del personale penitenziario”. Le condizioni materiali delle strutture prigioniere sono state rilevate manchevoli in diversi punti, e la delegazione “invita le autorità italiane a rinnovarle nel prossimo futuro”.
Il Cpt ha inoltre avuto l’opportunità di riesaminare il regime di detenzione 41-bis di Ascoli Piceno e Sassari, “che è ancora una causa di preoccupazione, soprattutto considerando l’estremo isolamento dei detenuti e la mancanza di proposte di attività da svolgere”. Il Comitato invita le autorità italiane “a riesaminare la pertinente legislazione penale che consente ai tribunali di imporre l’isolamento diurno come parte della pena”.
Il Cpt osserva invece positivamente le riforme legislative “che hanno comportato la chiusura dei rimanenti ospedali psichiatrici giudiziari e la creazione di nuove strutture sotto l’esclusiva autorità delle autorità sanitarie regionali”. Tuttavia, il Cpt ritiene che restino aree che richiedono riflessioni e cambiamenti. In particolare, “è necessario introdurre un quadro giuridico chiaro che disciplini l’amministrazione di un trattamento involontario per tutti i pazienti”, che devono essere “meglio informati sui loro diritti e sul loro status giuridico”.