Bruxelles – Il quantitative easing per ora va avanti come previsto, per tutto il 2017 e anche “oltre, se necessario”. La fase di uscita, nonostante le pressioni tedesche per chiudere il programma a fine anno, sarà decisa più avanti, in autunno, forse ad ottobre. E’ quanto ha stabilito oggi il Consiglio direttivo della Banca centrale europea, che ha anche confermato il costo del denaro dell’area euro ai minimi storici e ha messo nel mirino il problema del rafforzamento dell’euro.
Il tasso sulle operazioni di rifinanziamento principali resta a zero, il tasso sulle operazioni marginali resta allo 0,25 per cento e il tasso sui depositi presso la banca centrale resta al meno 0,40%. La decisione è stata presa considerando che la Bce conferma di aspettarsi che i tassi resteranno ai livelli attuali “per un prolungato periodo di tempo e ben oltre l’orizzonte degli acquisti netti di attività”.
Nella conferenza stampa dopo la riunione il presidente della Bce Mario Draghi ha confermato che la ripresa in Europa continua, aggiungendo che l’espansione economica spinge l’inflazione verso “livelli coerenti con il nostro target”, ma “deve ancora tradursi in una forte dinamica di inflazione”, che ancora resta “a livelli moderati”. E finché il livello dei prezzi non sarà ad un punto soddisfacente (“vicino, ma sotto” il al 2 per cento), ha spiegato Draghi che il quantitative easing potrebbe continuare.
Però parlando della forza dell’euro sui mercati valutari Draghi ha espresso qualche “preoccupazione” che viene tenuto sotto controllo per la possibilità che intralci la ripresa, aggiungendo che “la volatilità attuale dei cambi è una fonte di incertezza che necessita di essere seguita da vicino per i rischi sulla stabilità dei prezzi nel medio periodo”.