Bruxelles – Anche la possibilità di un non accordo con Londra nel negoziato Brexit è allo studio della Task forze negoziale europea. Lo ha detto il capo negoziatore Michel Barnier, incontrando oggi la stampa in occasione della presentazione di altri quattro documenti per la trattativa.
“La mia preparatissima Task force lavora su tutte le opzioni – ha detto il francese rispondendo ad una domanda -. Il ‘no deal’ non è la mia opzione, ma dato che a Londra se ne parla va presa sul serio. Certo è che non faremo mai un accordo che diluisca il Mercato unico”.
Barnier si è poi detto “molto deluso” dal fatto che la Gran Bretagna “ha fatto un passo indietro rispetto a quanto annunciato a luglio” sul rispetto degli impegni finanziari assunti: “tutte le decisioni prese dai 28 – ha detto – devono essere rispettate dai 28”. Anche perché, ha sottolineato “cittadini, università, imprese, comunità locali contano sulle decisioni prese”.
Secondo il capo negoziatore Ue qualche progresso è stato fatto sul tema del confine irlandese, “ma non è sufficiente. Prima vedremo dei progressi – ha ammonito – prima potremo discutere una eventuale fase di transizione, della quale il ministro David Davis ha parlato la scorsa settimana per la prima volta, e delle relazioni future”. Barnier ha ribadito che “anche l’Unione vuole un accordo ambizioso con il Regno unito, che non sia solo sul commercio, ma anche sulla sicurezza, sulla lotta al terrorismo, sulla difesa…”.
Per il prosieguo dei negoziati il francese ha ribadito che l’unione europea “è pronta ad accelerare il ritmo”, confermando che “si perde tempo” se si punta a stimolare divisioni tra i Ventisette.
Dopo l’incontro con la stampa Barnier ha ricevuto il sottosegretario alle Politiche europee Sandro Gozi, che gli ha riferito sugli incontri avuti nel suo viaggio di ieri a Londra dove ha visto, tra gli altri, il ministro Davis. “Su alcuni temi in effetti qualche progresso, ancora insufficiente c’è – spiega Gozi a Eunews -, ma sugli aspetti finanziari siamo ancora lontanissimi, per non dire poi quanto diverse siano le nostre posizioni (dei 27, ndr) sui diritti dei lavoratori Ue. Il documento uscito nei giorni scorsi da Londra è un vero problema, se confermato nei contenuti”.